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Infanzia rubata, ogni 7 secondi nel mondo una bambina si sposa

Secondo un rapporto di Save the Children, ogni due secondi una minorenne partorisce, e ogni giorno vengono uccisi 200 minori. Il Niger il Paese peggiore, Italia al nono posto

Ogni 7 secondi, nel mondo, una ragazzina di età inferiore a 15 anni si sposa, spesso costretta dai genitori a un matrimonio con un marito molto più grande. Ogni anno sono circa 15 milioni le spose-bambine minorenni, e 4 milioni di loro non hanno ancora 15 anni.

Secondo il rapporto "Infanzia rubata" presentato da Save The Children, è il Niger a detenere il primato dei matrimoni precoci con il 60%delle giovani nigerine tra i 15 e i 19 anni sposate.

Dopo il Niger, la classifica mondiale dei matrimoni precoci vede nei primi posti la Repubblica Centrafricana (55%), il Bangladesh (44%) e il Sud Sudan (40%), ma anche l'Europa non risulta esente da questo fenomeno, con più di una ragazza su dieci (l'11%) che si sposa prima di aver compiuto i 18 anni. La Norvegia presenta invece la percentuale più bassa al mondo (0,1%) di ragazze che si sposano tra i 15 e i 19 anni, mentre in Italia il valore è dell'1,5%.

Oltre ai matrimoni, sono precoci anche le maternità: ogni 2 secondi, secondo il report della Ong, una ragazza tra i 15 e i 19 anni mette al mondo un bambino. La quasi totalità di queste gravidanze precoci avviene nei Paesi in via di sviluppo (95%). Anche in questo caso il Paese peggiore è il Niger, dove 1 ragazza su 5 (il 20%) ha un bambino prima di compiere 19 anni; seguono il Mali (17,4%), l'Angola (16,2%) e la Guinea (14%). Sull'altro versante della graduatoria, il tasso più basso si registra in Corea del Nord (0,05%), con l'Italia che arriva a sfiorare quota 0,6%, un valore decisamente inferiore rispetto a Paesi come Regno Unito (1,4%) e Stati Uniti (2,1%).

I matrimoni precoci spiega lo studio di Save the Children, hanno impatti devastanti sulla vita delle ragazze, costrette di fatto a rinunciare alla propria infanzia e, spesso, alla possibilità di andare a scuola e di costruirsi un futuro. Le spose bambine, inoltre, rischiano fortemente di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di essere vittime di violenza domestica o di andare incontro a complicazioni durante il parto. Queste ultime costituiscono la seconda causa di morte al mondo per le ragazze tra i 15 e i 19 anni.

Nel mondo 200 minori uccisi ogni giorno - L'infanzia rubata, però, non è solo quella delle spose bambine: nel 2015 oltre 75mila minori sono stati assassinati nel mondo, pari a oltre 200 ogni giorno. I 10 Paesi con il più alto tasso di omicidi tra i bambini e i ragazzi, in conseguenza dell'escalation delle attività delle bande criminali, si trovano in Sudamerica e nei Caraibi. Honduras, Venezuela e El Salvador sono in cima alla graduatoria (con tassi rispettivamente del 33, 27 e 22% su una popolazione di riferimento di 100mila ragazze e ragazzi). All'interno delle comunità dove le bande criminali sono particolarmente attive, si registra inoltre il fenomeno dei bambini e dei ragazzi che non vanno più a scuola per timore delle bande. Nel 2015, a El Salvador circa 40.000 bambini hanno abbandonato gli studi perché preoccupati per la propria sicurezza.

Niente scuola per un bambino su 6 - Oggi nel mondo 1 bambino su 6, pari a 263 milioni di bambini in totale, è tagliato fuori dal diritto all'educazione. A essere svantaggiate sono soprattutto le femmine: circa 15 milioni di bambine non avranno infatti mai l'opportunità di imparare a leggere e scrivere nella scuola primaria, a fronte di 10 milioni di bambini. Sud Sudan(67%), Eritrea(63%), Gibuti (60%) e Niger (55%) sono i Paesi con la più alta percentuale di minori in età scolare fuori dalla scuola, mentre sul versante opposto è la Francia a conquistare il primo posto in classifica con lo 0,3%, seguita da Spagna e Regno Unito a pari merito con lo 0,7%. Più distante l'Italia, dove quasi 3 bambini su 100 (il 2,8%) non vanno a scuola.

Secondo il rapporto di Save the Children, i bambini rifugiati hanno una probabilità 5 volte maggiore di abbandonare la scuola rispetto ai loro coetanei. In Libano, che ospita oltre un milione di rifugiati siriani, di cui il 60% con meno di 18 anni, oltre 225.000 bambini in età scolare non risultavano iscritti a scuola nell'anno scolastico 2015-2016. Anche gli attacchi che prendono di mira le scuole hanno gravissime ripercussioni sul diritto all'educazione dei minori: in Siria si sono registrati più di 4mila attacchi alle scuole nel corso del conflitto e una scuola su tre non è più utilizzabile perché gravemente danneggiata dalle bombe.

Italia nona in classifica - In generale, il Niger è il Paese dove i bambini sono maggiormente minacciati ed esposti a rischi per la loro vita e il loro sviluppo, seguito da Angola, Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia. Norvegia, Slovenia e Finlandia si rivelano invece i Paesi dove l'infanzia incontra le condizioni più favorevoli, e l'Italia si posiziona al nono posto in classifica, meglio di Germania e Belgio (al decimo posto a pari merito con Cipro e Corea del Sud), ma dietro anche a Olanda, Svezia, Portogallo, Irlanda e Islanda.

Nel mondo, secondo il rapporto, l'infanzia viene oggi negata a 1 bambino su 4: circa 700 milioni di minori sono privati della possibilità di vivere la loro condizione di bambini. Oltre ai 263 milioni di bambini che non vanno a scuola, 168 milioni, più di tutti i bambini che vivono in Europa, sono coinvolti in varie forme di lavoro minorile, tra le quali anche lavori pericolosi o pesanti che mettono gravemente a rischio la loro incolumità fisica e psicologica.

Un esercito di bambini al lavoro - Nonostante il numero di minori coinvolti nel lavoro minorile si sia ridotto di un terzo rispetto al 2000, oggi nel mondo circa 168 milioni di bambini sono ancora costretti a lavorare per sostenere se stessi e le proprie famiglie. E 85 milioni di loro svolgono impieghi molto pesanti e pericolosi come lavorare nelle miniere, nei campi di cotone, nelle cave o nelle industrie tessili, frugare nelle discariche alla ricerca di cibo o arruolarsi nell'esercito. I tassi più alti di bambini coinvolti nel lavoro minorile si trovano ancora una volta in Africa subsahariana, con il Mali (56%), il Benin (52%), la Guinea Bissau (51%) e la Somalia (49%) ai primi posti della classifica. I bambini poveri, ovviamente,hanno maggiori probabilità di finire nelle maglie dello sfruttamento lavorativo rispetto ai loro coetanei benestanti: in Nepal, dove il 37% dei bambini tra i 5 e i 17 anni è impiegato soprattutto in agricoltura, la percentuale di bambini provenienti da famiglie povere che lavorano supera il 60% e di questi 9 su 10 vengono utilizzati in lavori molto pericolosi e in molti vengono anche sfruttati sessualmente.