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Giulio Regeni, gli inquirenti italiani a Il Cairo per nuovo vertice

Non è escluso che possano avvenire scambi di ulteriori documenti. Allʼudienza su Ahmed Abdallah lʼaula è stata sgomberata

Gli inquirenti italiani sono partiti di nuovo alla volta de Il Cairo, in vista del nuovo vertice, in programma domenica, sugli sviluppi della morte di Giulio Regeni, il ricercatore trovato senza vita il 3 febbraio.

Non è escluso che possano avvenire scambi di ulteriori documenti così come sollecitato dal pm Sergio Colaiocco, nella rogatoria inviata il 14 aprile in Egitto.

Tensioni all'udienza sul consulente, aula sgomberata - La tensione è salita alle stelle all'udienza in cui era in corso il riesame della conferma della custodia cautelare in carcere per Ahmed Abdallah, consulente della famiglia del giovane ricercatore nella capitale egiziana. E così l'aula è stata sgomberata, nonostante la presenza di alcuni diplomatici europei.

Abdallah, presidente di una ong che aiuta i legali dei Regeni nel tentativo di raccogliere elementi utili sul caso della tortura a morte del giovane, era stato arrestato il 25 aprile tra l'altro per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate sulla cessione di due isole del Mar Rosso all'Arabia Saudita. Fonti giudiziarie avevano sostenuto che l'arresto "non ha nulla a che fare" con il caso Regeni.

Sembra che l'attivista sia entrato in aule con un cartello su cui era scritto "Verità per Regeni" e quando altri attivisti hanno cercato di fotografarlo c'è stato un parapiglia tra uscieri e avvocati.

Verifiche sui tabulati telefonici - Intanto sono iniziate le verifiche sui cinque tabulati telefonici spediti ai pm di Roma dal procuratore generale della Repubblica Araba d'Egitto, Ahmed Nabil Sadeq, che segue il caso e ha ufficialmente invitato Sco e Ros all'incontro di domenica. I tabulati verificati in queste ore dagli inquirenti sono solo una parte dei 13 richiesti il mese scorso nella rogatoria firmata dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Sergio Colaiocco, responsabili delle indagini in Italia.

Tra i cinque tabulati inviati a piazzale Clodio dai pm del Cairo c'è anche quello del cellulare di Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti egiziani. Abdallah era una delle persone con le quali Giulio era in contatto per i suoi studi. Entrambi erano presenti alla riunione sindacale di metà dicembre durante la quale, secondo quanto raccontato da Giulio ad alcuni amici, il ricercatore friulano era stato fotografato da uno sconosciuto. Chi indaga non esclude che proprio quella riunione, la prima dopo due anni di silenzio del sindacato, possa aver attirato su Giulio attenzioni che ne hanno segnato il destino, anche perché il giovane era uno dei pochi, se non l'unico partecipante europeo all'incontro.

I dati del traffico telefonico di Abdallah, insieme ai tabulati di altri quattro telefoni, sono ora all'attenzione degli specialisti che verificheranno i contatti tra le cinque utenze e il telefono di Giulio nei giorni che ne hanno preceduto la scomparsa e la morte. La documentazione che è arrivata nell'ufficio di Colaiocco, fa seguito alla rogatoria partita lo scorso 14 aprile, pochi giorni dopo l'incontro fallimentare che si tenne il 7 e l'8 a Roma, tra gli inquirenti italiani e i colleghi cairoti.

La richiesta di acquisizione atti partita da Roma era divisa in tre parti. I pm chiedevano tutte le dichiarazioni testimoniali sia sulla scomparsa e il ritrovamento del corpo del ricercatore friulano, sia sulla presunta banda di cinque criminali, tutti morti in una sparatoria, che secondo l'Egitto avrebbe avuto un ruolo nella vicenda. La procura chiedeva venissero trasmessi a Roma i verbali e l'audio di tutte le persone sentite, compresi i parenti dei criminali uccisi. Il secondo punto riguardava i tabulati telefonici, già chiesti in più occasioni, e la terza richiesta era legata ai dati delle celle telefoniche dei quartieri dove Giulio viveva ed è scomparso il 25 gennaio, prima di essere torturato e ucciso.

Troppi i pezzi che mancano ancora all'appello mentre dall'Egitto, tre mesi dopo la morte di Giulio, scarseggia la collaborazione e non arrivano, ancora, piste credibili sull'omicidio.