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Giornata mondiale della Non-Violenza, l'italiano Lotito prende la parola all'Onu

Il founder e CEO di FacilityLive ha spiegato in che modo tecnologia e pace possono sostenersi a vicenda

Giornata mondiale della Non-Violenza, l'italiano Lotito prende la parola all'Onu - foto 1
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Dal 2007 ogni 2 di ottobre l'Assemblea Generale dell'Organizzazioni delle Nazioni Unite commemora l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi e intitola tale ricorrenza "Giornata Internazionale della Non-Violenza".

In un mondo sempre più guidato da ideologie estreme, violenza, terrorismo e conflitti armati questa celebrazione è una riaffermazione della rilevanza universale del principio di non violenza e del desiderio di assicurare una cultura di pace, tolleranza e comprensione. A inaugurare l'appuntamento dell'Onu, a New York, quest'anno c'era anche un italiano, lo startupper Gianpiero Lotito, founder e CEO di FacilityLive.

Lotito è stato il primo “non governativo o non politico” italiano invitato a fare un discorso alle Nazioni Unite da più di vent'anni. Durante il suo speech ha toccato diversi temi. In primis l'importanza dell'innovazione come forma mentis, non solo come tecnologia. "Sono uno startupper - ha esordito Lotito. - Si, sono proprio uno startupper. Con i miei capelli bianchi, perché l'innovazione non ha età. Non è solo materia per i più giovani. È un'attitudine, un modo di pensare che ti accompagna tutta la vita. Come per tutta la vita ti accompagna lo spirito di pace, la voglia di vivere in mezzo agli altri, di vivere CON gli altri".

L'imprenditore ha poi spiegato qual è il compito della tecnologia nella vita quotidiana dei singoli e delle comunità: "Io non credo che nessuno di voi abbia voglia di vivere in una società algoritmica dove le macchine decideranno al vostro posto cosa è buono per la vostra vita, cosa è giusto scegliere. Creare macchine, tecnologia che sia al servizio dell'uomo e non un mondo di uomini guidati dalle macchine è il nostro dovere [...] Lavorare su una tecnologia più umana, meno dissociante, meno preoccupante diventa un dovere".

 E sulla necessità di rivedere le finalità del comparto hi-tech ha concluso: "Solo tornando a una dimensione più etica della tecnologia, più umana e più utile potremo svolgere la nostra funzione di tecnologi, di uomini di pace, di uomini. La grande lezione di Gandhi è che la centralità dell'uomo passa sopra la tecnologia, anche quella bellica".