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Germania, esplosioni in due impianti chimici: due morti e 2 dispersi

Le autorità rassicurano: "La nube sprigionata non è tossica"

La Germania ha vissuto una giornata di paura per alcune esplosioni in due impianti chimici, con oltre ventimila persone costrette a chiudersi in casa.

Due morti, due dispersi e sei feriti gravi è l'ultimo bilancio dell'incidente avvenuto nell'area del colosso chimico Basf, nel porto fluviale di Ludwigshafen, nel sud-ovest del Paese.

Il conto delle vittime, fornito dalla stessa azienda, è però destinato ad aggravarsi, man mano che si conoscerà la sorte dei due dispersi che, secondo i media locali, potrebbero essere due dei 162 vigili del fuoco intervenuti sul posto per domare l'incendio. I due morti finora accertati sono invece lavoratori dell'azienda. A questo bilancio vanno aggiunti 4 feriti in un altro incidente, avvenuto tre ore prima, nell'impianto di additivi per materie plastiche Basf di Lampertheim, appena 18 chilometri più a nord.

Una giornata nera per la più grande industria chimica tedesca. L'episodio più grave, per il quale la polizia ha escluso abbastanza presto il movente terroristico, è avvenuto alle 11.20, quando nel porto nord di Ludwigshafen, sul Reno, un boato è seguito a un incendio propagatosi da una delle condutture che trasportano liquido infiammabile e gas dalle navi cisterna agli impianti di Basf.

Per spegnere le prime fiamme, ha detto in una conferenza stampa il direttore dell'impianto Uwe Liebelt, erano stati chiamati i vigili del fuoco, che erano dunque sul posto al momento dell'esplosione. Dopo il boato si sono sollevate fiamme alte anche mille metri e una densa colonna di fumo nero che ha fatto scattare l'allarme per il rischio nube tossica. Anche perché l'azienda aveva detto di non sapere che tipo di sostanze si fossero sprigionate nell'aria.

Per motivi di sicurezza, Basf ha bloccato l'attività degli impianti, uno dei più grandi del mondo. Nell'area del porto nord di Ludwigshafen sono risuonate le sirene d'allarme, mentre le autorità invitavano gli abitanti dei quartieri limitrofi a chiudersi in casa, sbarrare porte e finestre e non accendere impianti di ventilazione e condizionatori d'aria.

Coinvolti in tutto circa 21mila abitanti di due quartieri di Ludwigshafen e tre di Mannheim, la città posta sull'altra sponda del fiume Reno, verso cui il vento stava spingendo la nube. Rinchiusi in scuole e asili anche alunni e bambini cui è stato impedito di lasciare i propri istituti, perché alcuni abitanti del vicinato avevano avvertito problemi respiratori.

Nel tardo pomeriggio è arrivato il cessato allarme sulla nube tossica: le misurazioni dell'aria non avevano fatto registrare presenza di sostanze velenose e nocive. Ma le misure di sicurezza sono state prolungate fino allo spegnimento dei fumi, per il rischio di irritazioni agli apparati respiratori e della vista. Nel frattempo, divisori hanno bloccato il flusso di acqua dal porto al Reno, per evitare rischi di inquinamento.

Circa 162 uomini dei vigili del fuoco sono intervenuti sul luogo del disastro, assieme ad altri soccorritori dal Land della Renania-Palatinato. In attesa che il bilancio si precisi ufficialmente, sul versante dei feriti il direttore sanitario di Basf ha precisato che il numero di quelli gravi è sei, mentre sui feriti leggeri è difficile dare indicazioni, perché molti si sono recati da soli ai punti di soccorso.