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Gay Pride a Istanbul, "no" del governo e arresti tra i manifestanti

Prima le cariche e il lancio di lacrimogeni poi i fermi nei confronti dei partecipanti al sit-in di protesta contro il divieto di Ankara

La polizia ha effettuato 19 fermi a Istanbul tra i partecipanti al sit-in per il Gay Pride.

La manifestazione era stata vietata dal governo di Ankara, che ha schierato nella capitale centinaia di agenti in tenuta anti-sommossa. I manifestanti in segno di protesta hanno deciso comunque di scendere in strada. Dopo il lancio di lacrimogeni e le cariche vicino a piazza Taksim, le forze dell'ordine hanno fermato i dimostranti, tra cui 2 deputati tedeschi.

"Ci disperderemo in ogni angolo di viale Istiklal, ci riuniremo in ogni strada e viale di Beyoglu", dove si sarebbe dovuto svolgere il corteo, avevano scritto gli organizzatori in un comunicato. Già domenica scorsa, nella stessa zona, la polizia aveva disperso con la forza il Trans Pride, anch'esso vietato per motivi di ordine pubblico.

Tra i fermati anche un deputato tedesco dei Verdi, Volker Beck, rilasciato poco dopo. "La polizia mi ha tolto il passaporto e spinto via", ha denunciato lo stesso Beck, che voleva fare una dichiarazione a margine del corteo. Come riferito su Facebook dall'eurodeputato del Pd Daniele Viotti, presente al corteo, sarebbe stata trattenuta brevemente anche un'eurodeputata dei Verdi, la tedesca Terry Reintke.

Reporter italiano minacciato dalla polizia - "La polizia turca mi ha minacciato, dicendo che se avessi scritto cose negative sulla Turchia mi avrebbero sparato". Così il giornalista freelance italiano Alberto Tetta, presente al Gay Pride di Istanbul. Il reporter ha raccontato di essere stato minacciato dopo aver mostrato il suo tesserino da giornalista, rilasciato dalle autorità turche, ai controlli di sicurezza per accedere alla zona del corteo. La sua denuncia, fatta anche su Twitter, è stata ripresa da molti siti turchi.