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Facebook, post anti-Trump fa record di like

Un giornalista americano posta sul social network una lettera aperta al magnate per accusarlo di razzismo e di fomentare la rabbia e lʼodio contro gli stranieri

Facebook, post anti-Trump fa record di like - foto 1
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Oltre un milione di condivisioni e più di due milioni di "like" (tra gli altri anche Hillary Clinton) hanno premiato un post che, su Facebook, attacca a viso aperto Donald Trump. A firmarlo è un giornalista statunitense, Brandon Stanton, che ha pubblicato poche righe sulla pagina "Humans of New York" del social network.

Le accuse? Quelle di fomentare il razzismo, l'odio, la rabbia contro gli stranieri.

Ecco la dura lettera indirizzata via Facebook al magnate in corsa per la Casa Bianca.

"Mister Trump, cerco di fare del mio meglio per non schierarmi politicamente. Ho evitato di intervistare molti dei suoi colleghi candidati. Non volevo correre il rischio di mostrare desiderio di apparire approfittando di una battaglia elettorale, appoggiando una delle parti in lizza. Pensavo: "Forse non è il momento giusto". Ma adesso mi rendo conto che non c'è un momento giusto per opporsi alla violenza e al pregiudizio. Il momento giusto è sempre adesso. Perché, insieme a milioni di americani, anch'io sono arrivato a comprendere che opporsi a lei non è solo una presa di posizione politica. E' una questione morale. Ho visto retwittate i suoi messaggi razzisti.

Ho visto i retweet delle sue bugie razziste. Ho visto che ha atteso 48 ore prima di smentire di aver parlato di supremazia della razza bianca. Ho visto la sua felicità nello spingere alla violenza, la promessa di "pagare le tasse" a chi commetta violenza nel suo nome. L'ho vista difendere l'uso della tortura e dell'omicidio sulle famiglie dei terroristi. L'ho sentita raccontare con ironia storia di esecuzioni di musulmani con proiettili intinti nel sangue di maiale. L'ho vista paragonare i rifugiati a "serpenti" e urlare che "l'Islam ci odia".

Io sono un giornalista, Mister Trump. E negli ultimi due anni ho realizzato lunghe interviste con centinaia di musulmani, scelti a casa, sulle strade dell'Iran, dell'Iraq, del Pakistan. Ho anche intervistato centinaia di rifugiati siriani e iracheni in sette Paesi diversi. E posso confermare che l'uomo più odiato è lei. Quelli di noi che hanno tenuto gli occhi aperti non le permetteranno di rivendersi di nuovo. Lei non è un uomo di unità. Lei non è un uomo "presidenziale".

Lei non è una vittima della grande rabbia che per mesi ha allegramente infiammato. Lei è un uomo che ha incoraggiato il pregiudizio e la violenza con l'obiettivo di raggiungere il potere. E anche se certamente le sue parole cambieranno nei prossimi mesi, lei rimarrà sempre quello che è. Cordiali saluti, Brandon Stanton.