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Ebola, soldati Usa in arrivo a Vicenza Lorenzin: "E' tutto sotto controllo"

Una volta nella base americana della città, i militari saranno messi in assoluto isolamento e monitorati costantemente. Ospedale pronto ad assisterli, in caso di necessità, in unʼarea adatta ad evitare il contagio

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E' previsto per mercoledì l'arrivo, nella base Usa di Vicenza, del primo dei due scaglioni di 87 militari provenienti dalla Liberia e che saranno messi in isolamento come prevenzione per il virus Ebola. Il primo scaglione sarà composto da una quarantina di soldati, mentre i restanti raggiungeranno in settimana la caserma. Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin "la situazione è sotto controllo e non c'è preoccupazione".

Nella base veneta si trovano già in isolamento il generale Darryl Williams, comandante della base Usa in Africa, e altri dieci ufficiali del suo comando. I soldati sono attualmente confinati nei loro alloggi per 21 giorni. Sono stati sistemati in un'ala separata dal resto della caserma e non possono avere contatti con nessuno, tanto meno con i familiari. Ogni 12 ore vengono sottoposti a un controllo medico che consiste, in questa fase, nella misurazione della temperatura.

La procedura, spiegano alla base, è quella contemplata dal memorandum del Pentagono valido per i militari e i civili che lavorano per l'Esercito Usa al rientro da aree a rischio. Si fa notare che si tratta al momento di una prassi assolutamente precauzionale, visto che i soldati in Liberia non avrebbero avuto alcun contatto con la popolazione civile. La missione che li aveva portati in Africa era legata alla messa in opera di infrastrutture sanitarie. Il generale Williams e gli ufficiali attualmente in isolamento erano stati tutti alloggiati in un albergo.

Se qualche soldato manifesterà sintomi che possano far pensare all'Ebola sarà subito ricoverato nell'ospedale San Bortolo di Vicenza, dove è pronta una serie di stanze ad atmosfera modificata rispetto all'esterno per evitare il contagio.

Zaia: quarantena soldati Usa va fatta a casa loro - "Confermiamo l'amicizia con gli Stati Uniti, a cui restiamo assolutamente fedeli. Ma riteniamo che sarebbe stato più rispettoso far svolgere ai militari rientrati dalla Liberia la quarantena a casa loro e non in Veneto, anche se sono di stanza a Vicenza". Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, sulla situazione alla base Usa Dal Din. "Porrò la questione - ha aggiunto - all'ambasciatore americano e mi auguro che lo faccia anche il Governo, perché al Veneto tocca porsi il problema per il fatto che altri, a livello nazionale, non se lo pongono".

Lorenzin: "Nessuna preoccupazione" - Il ministro Beatrice Lorenzin assicura che "non c'è preoccupazione". E precis: "Il ministero della Difesa, che se ne sta occupando, ci ha informato e siamo in contatto con le autorità americane. Ovviamente si tratta dei protocolli che seguono anche i nostri operatori che tornano dai Paesi africani. Nel caso di militari che non hanno avuto contatti diretti con le persone malate e che alla partenza non avevano sintomi, vengono presi con aerei americani e tenuti in isolamento e monitorati costantemente per 21 giorni".

"Il rispetto delle regole avrebbe limitato la diffusione" - Inoltre, il ministro dichiara che "l'applicazione del Regolamento sanitario internazionale ci avrebbe impedito la diffusione di un'epidemia come ebola". Il problema è che l'applicazione del regolamento in tutti i Paesi aderenti si avrà solo nel 2016 (la data ultima) nonostante il regolamento sia stato approvato nel 2005 e sia entrato in vigore nel 2007.