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Claudie Haigneré, prima donna sulla Iss: "Bisogna ritrovare il senso dell'avventura"

In attesa della partenza di Samantha Cristoforetti, abbiamo incontrato unʼaltra donna che, prima di lei, è passata dalla Città delle Stelle segnando la storia

Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio, partirà tra pochi giorni per la Stazione spaziale internazionale. Prima di lei era stata una francese, Claudie Haigneré, a soggiornare sulla base nell'ottobre 2001, a bordo della missione franco-russa Andromeda. Claudie, poco nota alle cronache internazionali, è una pioniera della conquista spaziale battente bandiera Esa: prima donna europea, dopo il lungo elenco di russe e americane, ad andare nello spazio con la missione Cassiopea nel 1996, e prima donna sulla Stazione spaziale internazionale nel 2001. L'abbiamo intervistata.

Claudie Haigneré, prima donna sulla Iss: "Bisogna ritrovare il senso dellʼavventura"

Si rischia di dare un'immagine confusa tentando di descrivere Claudie Andre-Deshayes, sposata Haigneré. Già i cognomi sono tanti, ancora di più le professioni che ha svolto, e se sommiamo il tutto forse otteniamo il numero dei titoli accademici che ha collezionato. Claudie, classe 1957 (l'anno in cui lo Sputnik compì la sua prima parabola nello spazio), è medico reumatologo, dottore in neuroscienze, astronauta, Ministro due volte sotto il governo Raffarin, bambina prodigio che si diploma a 15 anni, ex ginnasta.

Una donna instancabile che quattro anni fa, non trovando nel lavoro le costanti sfide di cui ha bisogno, ha sofferto di una sindrome di stress acuta, che l'ha fatta ricoverare in ospedale la vigilia di Natale e ha fatto titolare i giornali “tentato suicidio”. “Ho bisogno di fare cose che mi assorbono completamente. Sono una femme d'engagement".

Qual è stato l'avvenimento che le ha fatto pensare: “voglio fare l'astronauta"?

Il primo passo sulla Luna mi ha sconvolto. Lo ricordo come fosse ieri: eravamo in campeggio con la famiglia e la notte era tiepida, perciò abbiamo sistemato la televisione sul prato, sotto la volta stellata! Avevo 12 anni. Per tutta la sera abbiamo parlato di come sarebbe stato l'anno Duemila, con vacanze su Marte, pasti in pillola e auto volanti per andare al lavoro. Mano a mano tutti sono andati a dormire. Solo io e mio padre abbiamo resistito al sonno. E quando Neil Armstrong ha iniziato a scendere dalla scala del modulo lunare, sono rimasta abbagliata.

Finito il liceo però aveva altri progetti.

Appena diplomata volevo entrare a far parte dell'istituto sportivo di Digione e fare l'insegnante di ginnastica. Ma il comitato sportivo mi reputò troppo giovane (Claudie si è diplomata con due anni d'anticipo, ndr). Su consiglio dei miei genitori, nell'attesa mi sono iscritta a medicina.” E la ginnastica è rimasta un hobby.

Cos'ha provato alla vigilia della sua prima missione?
Non direi paura. Piuttosto ero impaziente!

Un episodio che ricorda con piacere dei suoi 25 giorni nello spazio?

Durante la missione Andromeda avevo portato con me una moneta da un euro, un “prototipo” messo in circolazione prima dell'entrata in vigore della moneta europea il 1 gennaio 2002. Con l'assenza di gravità, un oggetto così piccolo non c'era verso di tenerlo a posto, e ogni mattina il comandante, che faceva il giro d'ispezione ai condotti per l'aria, me la riportava ridendo. Incredibilmente non è andata persa e al mio ritorno ho potuto riconsegnarla all'Hotel de la Monnaie dove è esposta.

E com'è la Città delle Stelle, la base sovietica dove ha incontrato suo marito e dove Samantha segue il suo addestramento, segretissima fino a non molto tempo fa?

Ricordo che alla base si respirava una sorta di reverenza quasi mistica verso Jurij Gagarin, primo uomo al mondo nello spazio ed eroe nazionale. Sulla sua statua venivano messi fiori freschi tutti i giorni. Il suo ufficio, i suoi vestiti erano meta quasi di pellegrinaggi, il suo viso sorridente ovunque. Jurij vegliava su di noi.

Lei è oggi direttore di Universcience, che riunisce due importanti poli di ricerca di Parigi e punta a coinvolgere il più possibile il pubblico. Quanto è importante oggi la comunicazione nell'universo scientifico?

Siamo di fronte a un disamoramento verso le scienze e le tecnologie nelle scuole. Abbiamo bisogno di parlare della gioia della scoperta e condividere la passione per la scienza, anche perché i suoi concetti chiave sono altrettanto fondamentali nella vita: l'assunzione di un metodo scientifico consente di distinguere ciò che è vero da ciò che è stato legittimato. Questo si traduce in una emancipazione per l'uomo, ad esempio di distinguere ciò che sente in televisione. Di porsi come giudice e non come contenitore passivo. Detto questo, la scienza deve tenere il passo con la società ed essere in televisione, sui social network, dev'essere multimediale perché condividere è parte della missione.

Lei è anche una fonte d'ispirazione per le donne. Quali sono le difficoltà maggiori per una astronauta?

Su oltre 500 astronauti al mondo, solo una cinquantina sono donne. Quando sono stata selezionata dal programma aerospaziale la prima volta, nell'85, eravamo sette futuri astronauti ed io ero l'unica donna. Ma su un migliaio di partecipanti alle selezioni dieci erano donne. Nel 2008, quando sono stata selezionata per la seconda missione,ero l'unica candidata! La cosa mi ha molto sorpreso perché nel frattempo c'erano state due missioni di successo: ero andata e tornata sana e salva. Credo che ci siano ancora molti stereotipi a riguardo. Invece è una questione di autostima, audacia e fiducia nelle proprie possibilità. Il fatto di essere donna non mi ha mai dato alcun problema! I compiti e le forze di ognuno sono calibrati per la perfetta riuscita della missione. Certo, c'è stata qualche difficoltà, per esempio con lo scafandro che era molto grande: ma l'addestramento è fatto apposta per renderti efficiente al 100%. Una volta che lo inizi, non ci sono più ostacoli. Be', prima però devi provare di essere il migliore.