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Charlie, Donald Trump: "America disposta ad aiutare il piccolo"

Offre la sua solidarietà anche lʼOspedale Bambin Gesù. "Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi"

Charlie, Donald Trump:
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"Verificheremo con il Great Ormond Street Hospital di Londra se vi siano le condizioni per un trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale".

Lo ha detto Mariella Enoc, presidente dell'Ospedale Bambino Gesù di proprietà della Santa Sede. Charlie Gard, colpito da una rarissima malattia genetica, è il bimbo al quale i medici britannici vogliono staccare la spina contro il volere dei genitori. Donald Trump: "America disposta ad aiutare il piccolo".

Poche ore dopo quanto anticipato a Tgcom24 da don Carmine Arice, Direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI e membro della Pontificia Commissione per le Strutture Sanitarie, che si diceva "certo che le strutture cattoliche sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita", dunque, il Bambin Gesù ha risposto all'appello.

"Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo. Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell'ospedale Bambino Gesù", ha aggiunto la Enoc. "Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci. "Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere", ha concluso il presidente dell'ospedale pediatrico della Capitale.

Trump: aiutiamo Charlie, se possiamo - Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump interviene sulla vicenda del piccolo Charlie offrendo aiuto alla famiglia, lo scrive su Twitter: "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gb e il Papa, saremmo felici di farlo". Un portavoce della Casa Bianca sottolinea inoltre che il presidente in persona non ha parlato direttamente con i familiari del bimbo in quanto non vuole esercitare pressione in alcun modo, ma che membri dell'amministrazione vi hanno parlato in contatti facilitati dal governo britannico. "Il presidente sta solo tentando di aiutare se possibile".