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Catalogna, dal convento alle elezioni: suor Teresa candidata con Podemos

La benedettina Forcades, 49 anni, non è una novizia dellʼattivismo politico. Si prenderà due anni di pausa dalla vita monastica

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Laureata in medicina, attivista per i diritti delle donne, indipendentista e candidata alle prossime elezioni regionali nella Generalitat catalana. Suor Teresa Forcades, 49 anni, vorrebbe infatti aggiungere al suo già atipico curriculum un nuovo capitolo, fatto di politica attiva sotto l'egida di Podemos: la benedettina starebbe imbastendo una serie di alleanze tra la lista della neo sindaco di Barcellona, Ada Colau, e altre formazioni di estrema sinistra per garantire alla sua coalizione Capgirem Catalunya en Comu la vittoria alle urne il prossimo 27 settembre.

“È un momento particolare – ha dichiarato Forcades – penso che tutti convengano sia necessario un processo costituente generato dal basso, dalla gente. Altrimenti in Catalogna ci sarà la vera rivoluzione”. Radicale e insofferente ai diktat, si è già scontrata con la linea del Vaticano in materia di aborto, sostenendo il diritto della donna all'autodeterminazione: nel caso dovesse convincere l'elettorato a concederle il voto, è pronta a prendersi due anni di pausa dalla vita monastica per dedicarsi alla politica.
Non che ora viva in stretta clausura: solo un paio di giorni era su una barca al largo di Gaza, in guerra aperta contro il blocco navale imposto da Israele sulla zona.

Obiettivi storici dei suoi comizi, le speculazioni delle multinazionali farmaceutiche e la condotta delle banche private, per cui Forcades è arrivata a chiedere l'espropriazione, oltre all'adesione spagnola alla Nato. Probabile che nel programma per il governo della Catalogna ci sia un'abbondante dose di socialismo, a partire dalla proposta di un salario minimo garantito per ogni lavoratore. "Credo che il miglior sistema politico sia la democrazia - ha detto Forcades - ma non quella che abbiamo adesso. Intendo quella vera, dove le persone possono dire la loro".

Resta da vedere se dal Vaticano arriverà il via libera alla candidatura: interrogato sulla questione, pochi giorni fa il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli, ha sottolineato come "la vita religiosa non dovrebbe mescolarsi con attività di tipo politico".