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Caso Ablyazov, la Francia rifiuta estradizione alla Russia

Il Consiglio di Stato dʼOltralpe ha annullato il provvedimento nei confronti del magnate kazako. Sua moglie venne espulsa dallʼItalia nel 2013: "Italia e Francia ci hanno reso giustizia"

Il Consiglio di Stato francese ha rifiutato di consegnare alla Russia Mukhtar Ablyazov, banchiere kazako dissidente accusato di essersi appropriato indebitamente di grandi somme di denaro, sostenendo di considerare la richiesta ispirata da "motivi politici".

Poco dopo, Mukhtar Ablyazov ha lasciato la prigione francese in cui era detenuto. Ad attenderlo suo figlio, suo fratello e il suo avvocato. Sua moglie Alma Shalabayeva e sua figlia furono espulse dall'Italia nel 2013. "L'Italia e la Francia ci hanno reso giustizia", ha detto la donna.

Così il più alto grado della giustizia amministrativa di Francia ha annullato l'ordine di estradizione in Russia del magnate kazako Mukhtar Ablyazov, sostenendo che la richiesta di estradizione abbia "un obiettivo politico". Mosca aveva chiesto l'estradizione del banchiere sostenendo che doveva essere giudicato per reati di tipo economico, principalmente frode e appropriazione indebita, e questa richiesta era stata accettata e firmata nel 2015 dall'allora primo ministro francese Manuel Valls.

"Secondo un principio costituzionale, lo Stato deve respingere l'estradizione di uno straniero quando questa ha un obiettivo politico", afferma il Consiglio di Stato nella nota in cui comunica la sentenza. Inoltre, ricorda la giustizia francese, "la convenzione europea di estradizione prevede che non venga concessa quando ci siano ragioni serie per credere che abbia la finalità di giudicare un individuo per le sue opinioni politiche o che la situazione dell'individuo corra il rischio di aggravarsi in ragione di questa (cioè dell'estradizione, ndr.)".

La giustizia francese ritiene, dunque, che Ablyazov sia "un oppositore del regime kazako" e per questa ragione il Regno Unito gli ha concesso lo status di rifugiato politico. Per il Consiglio di Stato francese, le autorità del Kazakistan hanno fatto pressioni prima sull'Ucraina affinché chiedesse la sua estradizione, e poi sulla Russia, Paese con il quale "si sono accordate ripetutamente nel corso di questo processo". Mercoledì il relatore speciale dell'Onu su Tortura e altri trattamenti o pene crudeli, Nils Melzer, aveva chiesto alla Francia di non concedere l'estradizione in Russia di Ablyazov, per timore che potesse essere torturato. In particolare il relatore temeva che, se Ablyazov fosse stato portato in Russia, successivamente avrebbe potuto essere consegnato da Mosca al Kazakistan.

Il caso di Ablyazov ha avuto ampia eco in Italia nel 2013, quando a maggio la moglie Alma Shalabayeva, insieme alla figlia di sei anni, venne espulsa in circostanze poco chiare, per poi fare ritorno a Roma a dicembre.

Nel 2011 Ablyazov e la sua famiglia avevano ricevuto asilo politico nel Regno Unito. Il dissidente era stato arrestato in Francia il 31 luglio del 2013 in una casa in Costa Azzurra in virtù di un mandato di ricerca internazionale emesso dall'Interpol su richiesta delle autorità di Russia, Ucraina e Kazakistan. Questi Paesi lo accusano di reati di frode multimilionaria a capo della banca BTA. Il magnate si dichiara vittima di una persecuzione politica da parte del presidente kazako, Nursultan Nazarbayev.

La banca BTA, nazionalizzata dal governo di Astana a febbraio del 2009, chiedeva la consegna di Ablyazov tramite Russia e Ucraina, dove ha filiali, perché il Kazakistan non ha un trattato di estradizione con la Francia. Ablyazov, formatosi a Mosca, ha fatto fortuna dopo la caduta dell'Unione sovietica e, per anni, è stato vicino al presidente kazako, del quale arrivò a essere ministro di Energia, industria e commercio fra il 1998 e il 1999, finché non è caduto in disgrazia e ha formato un partito di opposizione