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Brexit,via libera finale Comuni ad avvio negoziati per "divorzio" Ue

Ora manca solo il passaggio dalla Camera dei Lord, ma in caso di modifiche lʼultima parola resterà ai Comuni

La Camera dei Comuni ha approvato in terza e ultima lettura la legge, denominata European Union (Notification Of Withdrawal) Bill, che autorizza il governo di Theresa May ad avviare i negoziati per la Brexit: 494 i favorevoli, 122 i contrari.

Ora il testo passa alla Camera dei Lord, ma in caso di modifiche l'ultima parola resterà ai Comuni.

I malumori Labour e la tenuta in casa Tory - Le defezioni in casa Tory non sono aumentate. Mentre i mal di pancia, se non le divisioni, del Labour si sono allargati a figure di spessore della sinistra interna come i ministri ombra Clive Lewis e Diane Abbott, recalcitranti come qualche decina di compagni alla linea di non ostruzionismo ordinata dal leader Jeremy Corbyn in nome del rispetto della volontà popolare espressa nel referendum del 23 giugno 2016.

Tanto più dopo la bocciatura di tutti gli emendamenti messi sul tavolo dalle opposizioni per cercare almeno di limare il testo: ultimo quello che mirava a fissare per iscritto a priori gli impegni del governo a tutelare anche in futuro i cittadini Ue residenti nel Paese. In ogni modo il risultato finale (al netto dei "no" degli scozzesi dell'Snp, pronti a rilanciare a parole la sfida della secessione, e dello sparuto drappello Libdem) non è mutato: la maggioranza ha tenuto e la May può andare avanti.

Ora la palla passa alla Camera dei Lord - Ora la palla passa alla House of Lords, la Camera dei non eletti, al cui interno la Brexit non è sicuramente popolare. Ma in caso di modifiche inserite nell'ingranaggio dai pari del Regno la parola dovrà tornare alla Camera bassa. Dove i giochi, alla luce dei numeri di questi giorni, sembrano fatti.

Luce verde per Theresa May, ma dubbi su transizione e post Brexit - In effetti la prima approvazione del testo nella lettura introduttiva della settimana scorsa aveva già tracciato la strada. Mentre martedì l'esecutivo è riuscito a limitare ai minimi termini i timori di una rivolta interna dell'ala meno euroscettica del gruppo conservatore portando a casa pure la bocciatura (326 no, 293 sì) di una proposta chiave laburista che lo avrebbe obbligato a sottoporsi a un nuovo scrutinio vincolante di Westminster sui contenuti dell'accordo con Bruxelles dopo i due anni negoziali previsti.

In cambio il Labour ha dovuto accontentarsi, facendo buon viso a cattivo gioco per bocca del ministro ombra per la Brexit, Keir Starmer, d'un impegno verbale del governo May circoscritto al contentino di un voto "prendere o lasciare" a fine negoziati. Voto che permetterà al Parlamento unicamente di mettere il timbro nel 2019 su un'intesa fatta, pena assumersi la responsabilità d'una Brexit (comunque non reversibile) a scatola chiusa. Cioè senza accordi preliminari di sorta con i vecchi partner europei.

Restano certo tutte le incognite della transizione e del dopo. Ma per l'immediato lady Theresa pare avere insomma luce verde: forte anche della sponda Usa che spera di consolidare con un euroscettico istintivo come Donald Trump.