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WikiLeaks, Assange fa dietrofront: non si consegnerà agli Usa

La decisione di Obama di ridurre la pena per Chelsea Manning è meno di quanto volesse: ne chiedeva la grazia e la scarcerazione immediata

La decisione del presidente Usa Barack Obama di ridurre la pena per Chelsea Manning, la talpa di WikiLeaks che verrà scarcerata il 17 maggio, non è sufficiente affinché Julian Assange si consegni alle autorità americane come promesso.

Lo ha riferito un suo legale, sottolienando che Assange accoglie positivamente la decisione di Obama "ma è meno di quanto volesse: aveva chiesto la grazia e la scarcerazione immediata".

Le accuse che gravano su Assange - Julian Assange si nasconde a Londra per evitare di essere consegnato alla Svezia, dove su di lui grava un'accusa di violenza sessuale. Secondo il fondatore di WikiLeaks, il Paese scandinavo lo vorrebbe consegnare agli Stati Uniti, dove rischia di essere incriminato per spionaggio. Quella della Svezia resta comunque, al momento, l'unica richiesta di estradizione. 

Il ruolo di Chelsea Manning - Chelsea Manning è l'ex analista dell'esercito americano condannata a 35 anni per aver consegnato ad Assange i documenti riservati poi pubblicati su WikiLeaks. Tra le migliaia di documenti pubblicati vi erano anche quelli relativi alle cosiddette "morti collaterali" di civili in un attacco statunitense in Iraq. 

L'ottimismo di Assange - Oggi l'account Twitter di WikiLeaks ha scritto che Assange è ottimista sulla possibilità di vittoria in un giusto processo negli Stati Uniti. Intanto la Casa Bianca ha chiarito che l'offerta di Assange, di consegnarsi in cambio della liberazione di Chelsea Manning, non ha nulla a che fare con la decisione presa da Obama.