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"Aspirina anticancro?Serve cautela"

Uno studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica "The Lancet" indica come straordinariamente efficace contro il cancro l'assunzione di semplice aspirina.

Un risultato ovviamente rivoluzionario che - se realistico - aprirebbe le porte a terapie preventive di massa. Abbiamo chiesto a Fausto Roila, oncologo di fama, direttore della struttura oncologica complessa dell'ospedale di Terni, quale sia l'attendibilità e la portata della notizia.

Siamo davvero di fronte a una scoperta sensazionale?
No. E’ noto da anni che l’aspirina riduce l’incidenza e la crescita di alcuni tumori in modelli animali. Anche se alcuni studi hanno dato risultati contrastanti e altri in cui è stato valutato l’effetto dell’aspirina rispetto al placebo nel prevenire eventi vascolari hanno suggerito una possibile riduzione dell’incidenza e della mortalità di tumori .Comunque la riduzione della mortalità era evidente dopo almeno 5 anni dall’inizio dell’aspirina.

In pratica nello studio riferito da Lancet sono state osservate 674 morti per cancro in una popolazione di 25570 soggetti partecipanti agli studi. Complessivamente la mortalità per cancro era ridotta dall’aspirina del 21%, riducendosi in valore assoluto dal 3.0% al 2.3% dei pazienti. Lo stesso autore di questo articolo ha pubblicato meno di un mese fa un altro lavoro nel Lancet, eseguito con la stessa metodologia, che dimostrava come l’aspirina riduceva l’incidenza e la mortalità per cancro del colon-retto.

Sono sufficienti i dati di questi due studi per suggerire di assumere aspirina per anni per ridurre la mortalità per cancro?
Credo che sia necessario essere cauti prima di consigliare questa chemio prevenzione a tutti i soggetti sani e del resto gli autori stessi sottolineano che sono necessari ulteriori studi. Questo perché: prima di tutto l’autore non ci informa di due importanti dati: quale è la mortalità da qualsiasi causa della popolazione studiata tra chi riceve o meno l’aspirina e quale è l’incidenza di tossicità dell’aspirina a lungo termine. Infatti una riduzione importante della mortalità da qualsiasi causa nei soggetti riceventi aspirina rispetto ai controlli sposterebbe in maniera significativa l’ago della bilancia verso un uso del farmaco anche per ridurre la mortalità per cancro. Bisogna infatti considerare che il beneficio clinico assoluto evidenziato dallo studio nel ridurre la mortalità per cancro è meno dell’1% (dal 3.0% senza aspirina al 2.3% di mortalità con aspirina). Se volessimo informare correttamente i nostri pazienti dovremmo comunicare non solo la riduzione del rischio di morte relativa ma anche e soprattutto quella assoluta. Il che significa che dovremmo trattare per anni cento pazienti perché lo 0.7% di questi non muoia per cancro rispetto a chi non riceve aspirina. Secondo, è assolutamente necessario conoscere quanto questa riduzione di mortalità si accompagni ad un aumento del rischio di complicanze dell’aspirina , soprattutto l’emorragie gastriche.

Altri elementi che suggeriscono di essere cauti nel consigliare un uso diffuso dell’aspirina nascono dalla considerazione che si traggono conclusioni definitive sulla mortalità per cancro da studi pianificati per dimostrare una riduzione della mortalità per affezioni cardiovascolari. E questo non è del tutto corretto dal punto di vista del metodo scientifico. Considerate per esempio che gli studi considerati includevano prevalentemente pazienti di sesso maschile con rischio cardiovascolare. Non è pertanto corretto estendere le conclusioni di questo studio a donne e a pazienti non a rischio di cardiopatia.

In conclusione direi che i limiti riscontrati in questo studio non permettono di suggerire al momento un uso indiscriminato dell’aspirina per ridurre la mortalità da cancro.

Possibile che un semplice antiinfiammatorio riesca a combattere il cancro?
Si perché almeno nei modelli animali sembra che l’effetto antitumorale dell’ aspirina sia consegunza proprio di un effetto classico del farmaco : la produzione di prostaglandine e altri mediatori dell’infiammazione.

Stiamo parlando di una cura o di prevenzione?
Stiamo parlando di una chemioprevenzione, cioè dell’utilizzo di farmaci per ridurre l’incidenza e la mortalità da cancro.

Non è rischioso comunicare al pubblico come rimedio una semplice aspirina? Non si corre il pericolo di una specie di autoterapia fuori da ogni controllo?
Probabilmente sì.. Si tratta di assumere una terapia potenzialmente anche molto tossica per anni da non prendere alla leggera. Ciò che mi sembra rischioso è soprattutto comunicare in maniera acritica a tutta la popolazione risultati di studi che non possono essere considerati definitivi, ma anzi richiedono conferme da ulteriori studi.

A volte pare che la comunità scientifica sia tentata di cercare rimedi a patologie gravissime in soluzioni quasi banali. Non si rischia di indebolire il senso della ricerca?
No se la ricerca porta a conclusioni solide confermate da più studi.

Aspirina a parte qual è davvero lo stato della ricerca per la cura del cancro?
Per rispondere non basterebbe nemmeno un'altra intervista : bisogna chiedersi cosa nel 2010 possa essere considerata un’ innovazione in campo oncologico. E rispondere a questa domanda richiede un’analisi accurata dei farmaci , delle strumentazioni, della pratiche cliniche.

Mario Marchi