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Karamanlis vittima voto boomerang

Premier ha avuto maggioranza risicata

Voleva un mandato forte per portare a termine i suoi progetti di riforma della cosa pubblica, tanto da convocare le elezioni con sei mesi di anticipo, e invece il premier greco uscente (nonché prossimo primo ministro) e leader del partito conservatore Nuova Democrazia, Costas Karamanlis, è riuscito solamente ad aprire le porte del parlamento alla destra estrema e alla sinistra radicale.

La tornata elettorale di domenica scorsa ha infatti segnato un'emorragia di voti (e di seggi) nei due principali partiti del paese: la destra di governo e l'opposizione socialista del Pasok guidato da George Papandreou. Un calo di consenso di tutto vantaggio per le formazioni più piccole, e che ora rischia di rendere difficile anche il varo di quelle riforme (da un' impopolare revisione della scuola pubblica al rinnovamento del sistema pensionistico ora sull'orlo della bancarotta) in nome delle quali Karamanlis ha preteso il ritorno anticipato alle urne. Ora, il premier si ritrova con una maggioranza risicatissima, di soli due seggi, e gli analisti già prevedono un'ampia dilazione dei tempi d'approvazione delle riforme, tanto da fare un ardito parallelo con l'esecutivo formato all'inizio degli anni Novanta dalla Nuova Democrazia di Constantine Mitsotakis, che fu bloccato e costretto alle dimissioni da tre anni di proteste sindacali.

Altri tempi, sia vista la diversa sostanza del consenso comunque ottenuto da Karamanlis, sia-perché' il premier potrà dunque contare sui voti di parte dei nuovi arrivati in parlamento. Per quanto il premier abbia sbandierato a destra e a manca, in campagna elettorale, il suo rifiuto a qualsiasi ipotesi di coalizione con la destra estrema del Laos (Unione popolare ortodossa) di Georgios Karatzaferis, bisognerà vedere poi alla resa dei conti se sarà così facile dire no ai voti che il leader più nero del paese gli ha già messo a disposizione, festeggiando così il ritorno in parlamento di un partito di estrema destra, a 30 anni dalla caduta della giunta dei colonnelli. Karatzaferis, già eurodeputato, è famoso per il suo marcato antisemitismo e la sua xenofobia.

Basti pensare che nel 2001, subito dopo l'11 settembre, sosteneva che «Hitler era un collegiale se paragonato agli ebrei», senza far mistero del suo convincimento che il Mossad fosse coinvolto nella tragedia delle Twin Towers. E solamente l'anno dopo ha inserito nelle liste del suo partito quattro rap presentanti di Krisi Avghi, il movimento neofascista greco noto soprattutto per gli episodi di violenza ai danni di minoranze e homeless. Per non parlare delle martellanti campagne razziali portate avanti dalla tv privata Tele-Asty, di cui proprietario e fondatore è lo stesso Karatzaferis: ne era stata chiesta la chiusura sia dal consiglio ebraico di Grecia sia dal centro Wiesenthal. Ora il leader di Laos (che fu espulso da Nuova Democrazia nel 2000) ha provato a darsi una ripulita, rinnegando formalmente «razzismo, intolleranza e antisemitismo», ma continuando a difendere nella sostanza le peggiori posizioni xenofobe, a partire dall'idea di «omogeneità-etnica» della Grecia per finire al rifiuto della Turchia nell'Unione Europea.

Un possibile ma imbarazzante alleato per Karamanlis che, come se non bastasse, ora dovrà vedersela anche con l'a-scesa dell'estrema sinistra. A cominciare dall'ortodossissimo Partito comunista (Kke), che ha guadagnato 10 seggi in più rispetto a12004. E che promette di fare fronte comune con il cartello della sinistra radicale (Syriza), superando gli steccati che finora li separavano, contro la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro che il premier vorrebbe invece varare al più presto per mantenere la crescita economica, rimasta alta (al 4%) nonostante la riduzione del deficit pubblico dal 7,9% al 2,6% nel 2006, e per ridurre l'enorme debito pubblico (100,4%) che nella Ue è secondo soltanto a quello italiano.

E il Pasok? Papandreou non ha potuto che ammettere la sua sconfitta, la peggiore dal 1981, annunciando le sue imminenti dimissioni. Ora la successione è aperta e, in pole position a capo del Pasok, c'è l'eterno rivale dello storico leader, l'ex ministro Vangelos Venizelos. A meno che, l'ex commissario europeo Anna Diamantopolpu non riesca a sbaragliarli tutti.