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Norvegia, almeno 93 morti nelle due stragi
Il killer ai giudici: "Atto atroce ma necessario"

I testimoni: "Sparava a tutti, anche a chi si fingeva morto". Il premier: "Tragedia nazionale"

Ap/Lapresse

Si aggrava il bilancio, ancora provvisorio, del duplice massacro di Oslo e della vicina isoletta di Utoya.

I morti sono 93, ma almeno quattro persone sono disperse. A mettere in atto l'attacco, la più grave tragedia in Norvegia dalla Seconda Guerra Mondiale, non è stato il terrorismo islamico, come era stato ipotizzato in un primo momento, ma il fanatismo del 32enne Anders Behring Breivik, che ha confessato.

Bianco, biondo, cristiano fondamentalista con simpatie di estrema destra, iscritto a una loggia massonica e con avversione per l'islam e la società multiculturale, Breivik ha detto alla polizia che gli attacchi sono stati un atto "atroce ma necessario". Lo hanno riferito i suoi avvocati, aggiungendo che l'uomo aveva pianificato il duplice massacro "da diversi mesi".

Breivik spiegherà tutto in tribunale nell'udienza prevista per lunedì, quando ripercorrerà attimo dopo attimo i due massacri. Il primo nel centro di Oslo, dove un'autobomba è esplosa nel primo pomeriggio di venerdì vicino alla sede del governo e alla redazione del tabloid Vg, provocando la morte di almeno 7 persone.

Il secondo, efferato, compiuto circa due ore più tardi, sull'isoletta di Utoya, dov'era in corso un campo estivo annuale dei giovani del partito laburista e dove il 32enne, in uniforme da poliziotto, armato di una pistola, di un fucile da caccia e di un'arma automatica, ha ucciso con freddezza almeno 85 persone. La follia sull'isola è continuata per quasi un'ora e mezza, durante la quale l'uomo ha agito indisturbato prima di arrendersi alla polizia. Fra le molte persone che si sono lanciate in acqua per salvarsi ci sono almeno 4 o 5 dispersi, che vengono cercati anche con l'ausilio d'un piccolo sommergibile.

La polizia, che ha fatto cadere quasi subito la pista del terrorismo islamico (malgrado la rivendicazione di un gruppo sconosciuto) non esclude che possano esserci dei complici. Qualcuno infatti potrebbe avere aiutato Breivik a fabbricare la bomba che è esplosa nel centro di Oslo, nella fattoria in cui si era trasferito e dove aveva "tonnellate" di concime chimico utilizzabile anche per fabbricare esplosivi.

Drammatico il racconto dei sopravissuti alla strade sull'isola, radunati in un albergo nel villaggio di Sundvollen. L'assassino, rivelano, si muoveva con calma e lentezza, sparando sulla folla di giovani, colpendo alla testa i feriti o coloro che si fingevano morti, mitragliando chi si lanciava in acqua per fuggire a nuoto. "Ho sentito urla. Ho visto gente che chiedeva pietà, ho sentito tanti spari. Lui li ha spazzati via. Anch'io ero sicuro che sarei morto", racconta Kursetgjerde, 18 anni, che si è nascosto fra le piante, è fuggito a nuoto ed è stato soccorso da una barca. "La gente fuggiva ovunque. Qualcuno cercava di salire sugli alberi. Altri venivamo travolti dalla folla", ha detto, aggiungendo che l'assassino diceva alla gente di avvicinarsi.

Dura la condanna da parte della comunità internazionale, da Barack Obama a Angela Merkel, dalla Russia ai palestinesi di Fatah, al Papa. Il Re di Norvegia, Harald, la regina Sonia e gran parte della famiglia reale, insieme al capo al premier laburista Jens Stoltenberg e diversi ministri, hanno fatto visita al luogo della strage e ai sopravvissuti. E il premier, che ha definito gli attacchi una "tragedia nazionale" che non farà tuttavia piombare nel terrore la "società aperta" che è il "marchio di fabbrica" della Norvegia, ha fatto sapere che il livello di allerta terrorismo non è stato elevato.