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Armenia, svolta nella crisi: il partito Repubblicano appoggerà il leader delle proteste

Dopo che il primo maggio si erano rifiutati di sostenere Nikol Pashinyan come primo ministro, ora hanno assicurato il proprio voto

La crisi armena è a una svolta: il partito Repubblicano ha dichiarato che appoggerà il candidato dell'opposizione Nikol Pashinyan come nuovo primo ministro.

Un'affermazione che sorprende: il primo maggio i repubblicani, che detengono la maggiornaza in Parlamento, si erano rifiutati di  votarlo. Una decisione che aveva portato a nuove proteste. Le elezioni saranno l'8 maggio e il risultato dovrebbe essere certo.

Le elezioni Le elezioni saranno il prossimo 8 maggio e questa volta il risultato dovrebbe essere già scritto: Nikol Pashinyan, membro del Congresso Nazionale Armeno e leader delle proteste che hanno portato alle dimissioni di Serzh Sargsyan, dovrebbe diventare il nuovo primo ministro. Il partito Repubblicano, che detiene la maggioranza dei seggi in Parlamento, ha infatti dichiarato che appoggerà la sua candidatura. Lo ha fatto sapere il capogruppo Vahram Baghdasaryan, il quale, come riporta Interfax, non ha nominato esplicitamente Pashinyan. A conti fatti, ora il candidato dell'opposizione dovrebbe avere dalla sua un terzo dei voti, la soglia richiesta dalla Costituzione per essere nominato. Una decisione, quella dei repubblicani, che arriva inaspettata: lo scorso primo maggio, infatti, si erano rifiutati di sostenere Pashinyan, in quanto aveva guidato i manifestanti a chiedere le dimissioni del premier repubblicano. "La discussione sull'elezione del primo ministro inizierà in una sessione speciale del Parlamento armeno l'8 maggio a mezzogiorno", ha detto il presidente della camera Ara Babloyan.

Nuove proteste Pashinyan aveva definito un "sucidio" la scelta del partito Repubblicano. In Armenia, infatti, erano ricominciate le proteste. I manifestanti avevano addirittura bloccato con automobili e camion le maggiori arterie della capitale, Yerevan, fra cui la strada che porta all'aeroporto. Un disagio anche per i turisti, che sono stati sorpresi dai mezzi pubblici fermi e dalle fermate delle metro chiuse, come parte dello sciopero generale. Pashinyan aveva intimato al Governo di non ricorrere all'esercito per disperdere i protestanti. "Se lo faranno", aveva detto in un'intervista all'Associated Press, "i soldati si uniranno a noi". In effetti, era già successo in occasione delle ultime mobilitazioni. Nel corso della giornata, con un messaggio su Facebook, ha poi chiesto ai suoi sostenitori di riaprire le strade e di spostarsi in piazza della Repubblica, dove in serata era prevista un'altra manifestazione.

"Voglio che sia chiaro", ha poi detto alla Bbc, "che questa non è una lotta per far eleggere Nikol Pashinyan. E' una lotta per i diritti umani, per la democrazia, per la legge e i regolamenti, ed è per questo che la gente non è e non sarà mai stanca di protestare".