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Controffensiva dei Peshmerga in Iraq: riconquistata la grande diga sul Tigri

Lʼimpianto, che era stato preso dallʼIsis il 7 agosto, fornisce acqua ed elettricità allʼintera piana di Ninive, ed è stato riconquistato grazie ai raid americani

diga mosul iraq
ansa

I Peshmerga curdi hanno riconquistato la diga di Mosul grazie all'appoggio dei raid americani. Sono dunque riusciti a strappare ai jihadisti dell'Isis la diga sul Tigri, la più grande dell'Iraq, 60 chilometri a nord di Mosul, che fornisce acqua ed elettricità alla piana di Ninive ed è indispensabile per l'irrigazione di vaste campagne.

L'impianto era caduto il 7 agosto nelle mani dei jihadisti dell'Isis. In appoggio alla controffensiva curda, caccia e droni americani hanno condotto oggi 14 nuovi raid contro le postazioni dei miliziani dello Stato islamico, che si sono aggiunti ai nove lanciati ieri. Gli attacchi, sottolinea il Pentagono, hanno danneggiato o distrutto dieci vettori blindati, sette Humvees, due veicoli armati e un checkpoint dell'Isis.

Secondo la tv panaraba Al Jazeera i Peshmerga hanno riconquistato anche tre cittadine cadute solo la settimana scorsa nelle mani dello Stato Islamico. Si tratta di Tel Skuf, Ashrafia e Batnaya.

Il Pentagono ha ribadito che i raid americani mirano a proteggere il personale Usa nella regione autonoma del Kurdistan e a sostenere gli sforzi per gli aiuti umanitari alle centinaia di migliaia di profughi che vi si sono riversati davanti all'avanzata jihadista, molti cristiani o appartenenti alla minoranza degli Yazidi.

Gli Stati Uniti stanno inviando anche armi sofisticate ai curdi, come la Francia e probabilmente in un prossimo futuro anche altri Paesi della Ue, dopo il via libera dato venerdì in una riunione straordinaria dai ministri degli Esteri dell'Unione. Ma il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, tornato da una missione compiuta a Baghdad e nel Kurdistan, mette in guardia dal pericolo che la situazione di crisi e la debolezza delle forze armate federali irachene possano portare alla creazione di uno Stato curdo indipendente che, a suo avviso, "destabilizzerebbe ancora di più la regione". Tuttavia, il viceministro degli Esteri italiano Lapo Pistelli ha sottolineato "il diritto di autodifesa di un popolo di fronte ad una invasione jihadista. Se non agiamo tutti tra un mese ci troveremo a parlare di una nuova Srebrenica".