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Boeing scomparso, anche la Cina avvia le ricerche sul proprio territorio

Eʼ sempre mistero sulla sorte dellʼaereo della Malaysian Airlines scomparso dieci giorni fa. Intanto Pechino, dopo unʼinchiesta, ha detto di escludere un coinvolgimento dei propri passeggeri in un dirottamento o attentato

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A dieci giorni dalla scomparsa del Boeing 777 della Malaysian Airlines, la Cina ha avviato ricerche sul proprio territorio. Le operazioni si svolgono nelle regioni situate "nel corridoio aereo settentrionale", fra le rotte possibili seguite dall'aereo. Intanto Pechino ha reso noto che l'inchiesta sui passeggeri cinesi a bordo non ha rivelato alcun elemento che coinvolga uno o piu' di loro in un dirottamento o in un attentato.

Boeing scomparso, anche la Cina avvia le ricerche sul proprio territorio

Le ricerche si allargano quindi e crescono i timori che dietro la scomparsa del Boeing 777 ci sia un'organizzazione terroristica. Forse addirittura i talebani, come emerge dalla "pista" che stanno seguendo le autorità malesi e di cui parlano i media britannici. Una paura che ha fatto subito scattare le prime reazioni: in Israele è stata innalzata l'allerta per le procedure di atterraggio dei velivoli, dopo che il ministro dei trasporti Israel Katz si e' consultato con i responsabili alla sicurezza nazionale.

Quello che è certo è che i contorni di questo mistero, nonostante il passare dei giorni, non accennano a delinearsi. Non aiuta nemmeno la scoperta che l'ultima frase lanciata dall'aereo prima di far perdere le tracce è stato un emblematico ''tutto bene, buonanotte''. Parole che secondo Ahmad Jauhari Yahy, boss della Malaysia Airlines, sarebbero state pronunciate, con voce calma, dal copilota, il 27enne Fariq Abdul Hamid. Dopo di quello, il silenzio.

Gli investigatori ritengono che, dopo aver disattivato i sistemi di 'tracking', il volo possa aver proseguito verso nordovest in direzione dell'Asia oppure a sudovest nell'Oceano Indiano, verso la costa occidentale dell'Australia. Uno spazio gigantesco in cui cercare, ''peggio di un ago in un pagliaio'', come ha confessato il capitano Fareq Hassan, che guida uno dei team che giorno e notte scrutano terra e mare in cerca di un segno.