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Sunset Riders: il far west prima di Red Dead Redemption

A caccia di taglie tra banditi e tori, come si faceva nel 1991

Sunset Riders: il far west prima di Red Dead Redemption - foto 1
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Le suggestioni del vecchio west non hanno mai avuto chissà quale fortuna nel mondo dei videogiochi.

Più facile affondare le mani nel fantasy o nello sci-fi, evidentemente. Eppure uno dei giochi più attesi, chiacchierati e sognati della fine del 2018 è Red Dead Redemption 2, una vera epopea a base di ferri di cavallo e rivoltelle bollenti, realizzato dagli stessi autori della serie di Grand Theft Auto.

All'inizio degli anni '90 i nitriti dei cavalli e lo sbattere delle porticine dei saloon sono comunque stati protagonisti di un altro gioco capace, per un breve periodo, di catalizzare le attenzioni del pubblico. Perlomeno di quello che frequentava bar e sale giochi, all'epoca piuttosto numeroso anche dalle nostre parti. A realizzarlo ci pensò Konami, l'etichetta giapponese ormai quasi unicamente concentrata sul pallone digitale di PES, ma responsabile di alcuni dei più grandi classici della storia dei videogiochi.

Sunset Riders: il far west prima di Red Dead Redemption - foto 2
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Sunset Riders metteva nelle mani dei giocatori uno tra quattro cacciatori di taglie, decisi a slogarsi qualche falange facendo correre velocissimo il dito sul grilletto. O, più credibilmente, tambureggiando sui pulsanti del cabinato da bar. A seconda della versione del “cassone” era possibile affrontare gli otto livelli giocando da soli o con un massimo di altri tre compari. La sostanza non cambiava: otto felloni da assicurare alla giustizia, facendosi forza di quel “dead or alive” del manifesto che compariva all'inizio di ogni schema. Si noti bene: prima viene considerata l'opzione “dead” e solo successivamente l'alternativa “alive”. Che no, non era in effetti prevista dal gioco.

All'epoca non si badava troppo a catalogare con estrema precisione ogni genere, ma col senno di poi Sunset Riders può essere giustamente etichettato come un “run'n gun”: si corre e si spara, senza tanti fronzoli. Il gioco era prevedibilmente tutto bidimensionale e faceva sfoggio di un'estetica coloratissima e di una realizzazione tecnica da primo della classe. Tanti bei pixel, animazioni di ottima fattura, definizione da applausi (per l'epoca, naturalmente) e qualche bella voce digitalizzata. Il team diretto da Hideyuki Tsujimoto conosceva bene quello che poteva essere considerato uno dei pesi massimi del genere, Contra (realizzato dalla stessa Konami e proprio da Tsujimoto nella sua versione del 1989, appena due anni prima).

Sunset Riders: il far west prima di Red Dead Redemption - foto 3
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I quattro cacciatori di taglie avevano nella fondina armi differenti, da classiche pistole fino ad arrivare a fucili ben più potenti, ma anche meno affidabili in quanto a velocità e reattività. Tra sezioni a cavallo, corse sui dorsi di tori impazziti, treni ricolmi di banditi e power up sotto forma di stelline da sceriffo, Sunset Riders proponeva una versione semplice e divertente del vecchio west. Qualche influenza doveva averla esercitata anche Rolling Thunder di Namco, considerata la possibilità di muoversi quasi sempre a terra o su sezioni sopraelevate. Il risultato fu comunque eccellente e per chi è cresciuto negli anni '90 è difficile ricordare un videogioco migliore dedicato all'era dei cowboy.

Konami si preoccupò di portare Sunset Riders anche tra le mura domestiche, con le conversioni per Super Nintendo e SEGA Mega Drive. In entrambi i casi vennero apportate delle modifiche, tanto per venire incontro alle limitazioni hardware delle due console, quanto per moderare i toni (in casa Nintendo) di alcune figure femminili un po' troppo discinte (eravamo in un periodo in cui i videogiochi erano ancora fondamentalmente visti come il divertimento per un pubblico adolescenziale nella migliore delle ipotesi). Come sempre accadeva, l'originale da sala giochi rimaneva su un gradino più in alto, facendo sognare ancora una volta la conversione “arcade perfect”.