La Rivoluzione industriale ha innescato il brusco ritiro dei ghiacciai nelle Alpi europee già a partire dalla metà dell'Ottocento. Il motivo è la liberazione nell'atmosfera di grandi quantità di particelle a base di carbonio, il cosiddetto black carbon. È quanto indica, su Pnas, lo studio coordinato dal glaciologo Thomas Painter, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, che risolve il mistero del ritiro dei ghiacciai alpini decadi prima che le temperature cominciassero ad aumentare.
"Qualcosa non torna" - Intorno al 1860, infatti i grandi ghiacciai presenti nelle valli delle Alpi cominciarono improvvisamente a ritirarsi, nonostante in quel periodo le temperature europee fossero più fredde di circa un grado rispetto alla media. "Qualcosa non torna" ha osservato Painter. In quel periodo l'Europa stava subendo una potente trasformazione economica e atmosferica stimolata dall'industrializzazione.
Particelle "sciogli ghiaccio" - Le case, i mezzi di trasporto e soprattutto l'industria in Europa occidentale cominciarono a consumare forti quantità di carbone, immettendo in atmosfera enormi quantità di black carbon e altre particelle scure con un effetto sia sulla neve sia sul ghiaccio. Quando queste particelle si depositano sulla neve, infatti, la scuriscono e la fanno sciogliere. Ciò espone il sottostante ghiacciaio alla luce del sole e all'aria, più calda nella prima parte dell'anno, causando una maggiore e più rapida fusione dei ghiacci.