FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Visco: "Mossa Bce si smorzerà, ora investimenti privati e infrastrutture"

Il governatore di Bankitalia guarda al futuro chiedendo interventi strutturali: "Il pubblico sostenga le imprese con la lotta al crimine"

visco, personaggi
ansa

"Il programma Bce di acquisti dei titoli pubblici riduce l'incertezza e sostiene la fiducia, ma è destinato a smorzarsi". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, secondo cui "per questo motivo ora è il momento di intervenire strutturalmente sul potenziale di crescita dell'economia". Per Visco, quindi, è "lo Stato che deve migliorare le condizioni di contesto per le imprese anche attraverso regole certe e stabili".

Secondo Visco, che ha preso parte a un convegno ai Lincei sulla storia dell'Iri, la variabile "decisiva" per il ritorno a una crescita stabile sono "gli investimenti privati e in infrastrutture. Il piano Junker può dare un contributo di rilievo ma sono soprattutto le imprese a dover agire".

Lotta al crimine e all'evasione - "Per sostenere un sistema produttivo complessivamente ancora in forte affanno, è necessario intervenire sulla qualità dei servizi offerti dagli apparati pubblici" - continua Visco -. Un sistema che non è più in grado di combattere la criminalità organizzata, la corruzione e l'evasione fiscale scoraggia gli imprenditori".

Rischi su ripresa ma più fiducia - Il governatore della Banca d'Italia parla anche di fiducia ed euro: "Assistiamo a recupero di fiducia, anche se non pochi rischi, interni ed esterni all'area, condizionano la ripresa. Il deprezzamento del cambio può tramutarsi da impulso temporaneo a spinta permanente all'economia se prelude a un guadagno di competitività, a un più basso tasso di cambio reale al di là del breve periodo". Visco ricorda poi come come l'uscita della lira dallo Sme, negli anni Novanta, spinse l'economia ma non venne utilizzato per ristrutturare l'apparato produttivo e l'Italia entrò nell'euro con questo svantaggio.