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"Non solo decorazione, l'oro nel piatto ha ora un gusto e diventa ingrediente"

La Giusto Manetti Battiloro produce foglie dʼoro a livello industriale dal 1820. E, dopo quasi 200 anni, continua a innovare

Niccolò Manetti, Giusto Manetti Battiloro, Storie d'impresa,
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Non più solo una sfarzosa decorazione del piatto.

Grazie alla Giusto Manetti Battiloro l'oro assume un gusto, anzi tre, e diventa un ingrediente vero e proprio. Dai padiglioni di Expo2015 l'azienda di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, a quasi duecento anni dalla sua fondazione, scrive così una nuova pagina di storia, come racconta Niccolò Manetti, responsabile Marketing e Comunicazione.

Come mai siete a Expo?


"Siamo a Expo su invito di Intesa Sanpaolo per partecipare a questa rassegna di eccellenza delle produzioni italiane. Siamo molto orgogliosi di essere qui perché per noi si tratta della quarta esposizione universale italiana: la prima fu nel 1861 a Firenze, poi nel 1884 a Torino e infine nel 1881 a Milano".

La vostra realtà ha una lunghissima storia...


"Sì, Giusto Manetti Battiloro produce fogli d'oro dal 1820 a livello industriale. Trasformiamo lingotti d'oro in fogli sottilissimi che servono per le decorazioni. Sottilissimi si intende centesimi di micron. Servono per decorazioni a tutto tondo, dai monumenti ai restauri, dalla decorazione di interni, pareti e soffitti, agli oggetti di arredamento fino alla decorazione di cibi".

Anche nell'Expo dedicato al food, quindi, siete un po' a casa


"Anche nel food & beverage c'è un criterio decorativo che usa l'oro in foglia. Non solo: proprio qui a Expo presentiamo la nostra ricetta contro la crisi, un brevetto mondiale che abbiamo sviluppato con la Giotti, società che produce aromi. Per la prima volta nella storia abbiamo dato all'oro alimentare un gusto. Anzi, tre: tartufo, lime e vaniglia. E' un tentativo di trasformare la decorazione di un piatto in un ingrediente".

Dopo quasi 200 anni continuate a innovare. Ma quanto conta la vostra storia?


"La nostra storia è la nostra identità, è l'esperienza. La nostra è un'attività fatta a livello industriale con tecnologie anche molte avanzate, dal laser alle nanotecnologie, ma che si basa su un mestiere artigiano. Noi non abbiamo 120 operai, abbiamo 120 artigiani, persone che con il saper fare delle loro mani trasformano una tecnologia in un prodotto finito".

Quanto conta l'estero per voi?


"L'estero per la nostra azienda conta tra il 72 e il 75% a seconda degli anni e dalle commesse internazionali che arrivano. Abbiamo sedi in Polonia, in Spagna, in Russia, abbiamo distributori in tutto il mondo. Esportiamo principalmente nelle Americhe, sia Nord sia Centro sia Sud, esportiamo in Europa, nel Nord Africa, nei Paesi arabi, in Russia, Bielorussia, Ucraina... E più facile dire dove non esportiamo: Cina e India".

Come viene accolta un'impresa italiana oltre i confini?


"Di fronte a un cliente estero essere italiani ha due valenze. Da un lato c'è il fascino che il nostro Paese trasmette, un fascino molto ben rappresentato qui a Expo. Questo fascino però si ferma laddove non c'è la professionalità. Il rischio grosso, quando si va in giro e si è un'azienda italiana, è di ereditare l'immagine lasciata da qualcuno che non è stato molto professionale".

Quali sono i numeri della Giusto Manetti Battiloro?


"Oggi possiamo contare su uno stabilimento industriale a Campi Bisenzio e, come detto, su vari sedi commerciali all'estero. Abbiamo 120 dipendenti e un fatturato di circa 26 milioni di euro".