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La stabilità dei prezzi nell'Eurozona, perché la deflazione spaventa così tanto?

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Negli anni della crisi si è spesso parlato di deflazione, condizione economica che ha colpito diversi paesi dell'Eurozona per cui la Banca centrale europea (BCE) è dovuta intervenire al fine di invertire la rotta.

La

deflazione

, in termini macroeconomici, altro non è che la

diminuzione generale dei prezzi

: in pratica il contrario di quanto avviene con l'inflazione. L'Italia ha conosciuto tale fenomeno ad agosto 2014, quando l'Istat rilevò, per la prima volta dopo oltre 50 anni, una tendenza sotto lo zero dei prezzi. Ma se nel 1959 l'Italia attraversava un'importante fase di crescita, nel 2014 il Pil (Prodotto interno lordo) registrava un arretramento. Nel frattempo gli stimoli economici della Bce hanno allontanato lo spettro deflattivo, ma non hanno reso l'Eurozona invulnerabile e non si escludono, a breve, nuovi interventi in questo senso. Ma perché la deflazione spaventa così tanto?

La stabilità dei prezzi nellʼEurozona, perché la deflazione spaventa così tanto?


Cosa è la deflazione, quali conseguenze

Un tendenza al ribasso dei prezzi potrebbe sembrare un fatto positivo, ma le cose non stanno propriamente in questo modo. Ovviamente è altrettanto controproducente un'inflazione eccessiva, dunque da sempre le banche centrali "controllano” l'andamento dei prezzi. È nelle prerogative della BCE conseguire un tasso di inflazione appena inferiore al 2% nell'Eurozona: attraverso l'iniezione di liquidità e una maggiore circolazione di moneta, il pericolo deflazione può essere contenuto. La debolezza della domanda di beni e servizi è la prima causa della deflazione, in sostanza ciò che è avvenenuto per diversi mesi in Italia e in Europa con la contrazione dei consumi da parte delle famiglie, ma anche delle aziende. Le imprese che non riescono a vendere i prodotti a determinati prezzi cercano di collocarli sul mercato a costi più bassi. La riduzione dei prezzi si ripercuote sui ricavi, allora le imprese tentano di creare un "effetto compensazione” con la diminuzione dei costi di produzione innescando una spirale negativa.

Deflazione e consumi


Questo aspetto non va trascurato. La spirale negativa così innescata, come ampiamente dimostrato, porta i consumatori a rinviare gli acquisti. L'abbassamento dei prezzi, infatti, incentiva l'accumulo di liquidità nell'attesa che i prezzi scendano ancora. Per calcolare l'incremento medio dei prezzi si attribuisce un peso maggiore alle variazioni di beni e servizi per cui i consumatori spendono di più (tipo l'energia elettrica). Tale comportamento, però, si manifesta anche nelle imprese, che potrebbero rimandare un determinato investimento. Un processo che, nel complesso, arriva ad indebolire ulteriormente la domanda interna.

Diminuiscono gli stipendi, ma non gli interessi sui debiti

Quando ci si riferisce alla debolezza della domanda dei servizi dobbiamo riflettere in termini di quotidianità, perciò a tutti quei servizi – i trasporti potrebbero essere tra questi – indispensabili per la collettività. Il protrarsi di una condizione deflattiva, nel tempo, può provocare un calo degli stipendi, aggravando ulteriormente la situazione. Invece, a rimanere stabili pur in un contesto di generali riduzioni, sono i valori degli interessi sui debiti che rendono più complesso rientrare, ad esempio per un privato, di un mutuo, mentre, per l'intero sistema, del proprio debito pubblico. La deflazione, in definitiva, è sintomatica di una prolungata stagnazione economica.

Il ruolo della BCE


Come si diceva all'inizio è la BCE l'istituzione che "gestisce" la moneta unica, definendo la politica economica e monetaria dell'Eurozona. Il principale obiettivo è mantenere la stabilità dei prezzi, favorendo crescita e occupazione. Per ottenerlo, Francoforte fissa i tassi di interesse con cui concedere prestiti alle banche commerciali dell'area dell'euro. In altre parole controlla l'offerta di moneta e l'inflazione, monitora le tendenze dei prezzi e valuta i rischi. Mano a mano che il pericolo deflazione si concretizzava, la BCE ha agito nell'ottica di scongiurare una discesa tanto dannosa. Così, prima di adottare misure straordinarie quali il Quantitative Easing (QE), ha tagliato il costo del denaro nel 2013 fino ad uno storico 0,25% (dopo averlo già ridotto una prima volta allo 0,5%). Purtroppo l'inflazione è scesa molto più del previsto, rendendo parzialmente inefficace l'intervento che, tuttavia, serviva anche a preparare il terreno per la mossa successiva: l'ingente acquisto di titoli di Stato per stimolare l'economia (QE).