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Redditi: giù l'indice GINI, si riduce la disuguaglianza tra le varie fasce

Secondo lʼIstat i vari interventi pubblici, sia in termini di trasferimento che di prelievo - hanno contribuito positivamente alla dinamica

I vari interventi pubblici di trasferimento messi in campo tra il 2014 ed il 2016 - come ad esempio il bonus degli 80 euro in busta paga per i redditi più bassi o gli assegni familiari - hanno contribuito positivamente a ridurre l'indice di disuguaglianza tra le diverse fasce di reddito, in misura maggiore rispetto ai prelievi (l'imposizione fiscale e contributiva che pesa sul reddito disponibile delle famiglie).

A confermarlo è l'Istituto di statistica nel suo ultimo resoconto sulla Redistribuzione del reddito in Italia.

Per calcolare questa dinamica l'Istat si basa sull'indice GINI, che come si legge in una nota, “varia tra 0, in caso di distribuzione perfettamente egualitaria, e 1, che corrisponde alla massima diseguaglianza (nelle tavole, i valori sono moltiplicati per 100). L'indice è calcolato sugli individui, ordinati in base al reddito della famiglia di appartenenza. Il rischio di povertà, sia prima sia dopo l'intervento pubblico, è pari alla percentuale di persone che vive in famiglie con un reddito disponibile inferiore al 60% della mediana”.

Secondo i dati nel 2016 l'indice GINI nel 2016 si è appunto attestato a 45,2 punti (appunto moltiplicando per cento, come spiegato nella nota) per il reddito primario, con una discrepanza abbastanza marcata tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese. Al Sud e nelle Isole l'indice GINI relativo al reddito primario sale infatti a 47,7 punti contro i 43,1 del Centro e i 41,5 del Nord.

Guardando invece al reddito lordo, ovvero quello modificato per effetto dei trasferimenti pubblici (appunto, per esempio il bonus degli 80 euro o gli assegni familiari), l'indice GINI del Paese scende a 34,4 punti, riducendo già in parte anche la differenza tra le aree del Paese: nel Mezzogiorno si scende infatti a 35,2 punti, al Centro a 33,2 punti e al Nord a 31,1 punti.

Ulteriore diminuzione dell'indice (ma inferiore rispetto a quella relativa ai trasferimenti: -4,3% contro il -10,5%) si verifica aggiungendo i prelievi (come l'imposizione fiscale e contributiva), ottenendo così il reddito disponibile. In questo caso l'indice scende infatti ai 30,1 punti medi del Paese, risultato dei 30,7 punti del Mezzogiorno, dei 28,9 del Centro e e dei 27 del Nord.