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L'andamento del settore nautico italiano

Secondo Confindustria Nautica nel 2013 il fatturato è risultato superiore ai due miliardi di euro confermando però la tendenza negativa riportata negli anni della crisi

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lapresse

Dagli ultimi dati dell'Istat, relativi al commercio extra-Ue, è emerso il contributo che i beni strumentali hanno dato alle esportazioni. Particolare importanza l'hanno avuta i mezzi di navigazione marittima che hanno contribuito con il 3,8% alla crescita tendenziale delle vendite verso l'estero. Infatti, mentre le esportazioni nei Paesi extra-Ue sono cresciute del 7,1%, al netto dei mezzi di navigazione marittima il dato si attesta al +3,3%.

Opportuno è poi sottolineare che il principale mercato di sbocco del settore sono stati gli Stati Uniti, verso i quali le vendite sono cresciute del 49,3%, un dato che al netto delle vendite del comparto si ferma invece al +24,8%.

Il settore nautico italiano, sebbene tra il 2008 e 2012 abbia subito una serie di rallentamenti (anche più incisivi rispetto ad altri Paesi produttori), e nonostante nel 2013 abbia registrato gli stessi andamenti altalenanti degli altri comparti, lo scorso anno potrebbe essersi ormai lasciato alle spalle il peggio (le stime per il 2014 indicano una crescita del fatturato dell'intero settore) confermando la sua leadership per alcuni segmenti come quello delle navi da crociera o degli yacht.

Secondo i dati raccolti da UCINA (Confindustria Nautica) nel 2013 il fatturato del settore nautico italiano (che comprende la produzione cantieristica, quella di accessori e componenti, quella di motori e le attività di manutenzione, rimessaggio e riparazione) è risultato superiore ai due miliardi di euro (di cui l'85,3% derivante dalla produzione nazionale e solo il 14,7% dalla vendita di prodotti importati). Delle vendite totali del Made in Italy il 76,8% è andato verso i mercati esteri.

Confrontando i dati con il 2012 è interessante osservare come al calo del 20,7% riportato dal fatturato derivante dal mercato nazionale si sia contrapposto il +7,7%% segnato dall'export. Rispetto all'anno precedente il fatturato è però sceso del 2,9%.

Guardando solo all'andamento relativo ai cantieri si può notare come, tra il 2012 e il 2013, sia scesa del 48,8% la produzione nazionale per il mercato italiano e siano salite le esportazioni (+10%). Importanti anche i risultati raggiunti in termini di fatturato: nel 2013, con un +0,89% sull'anno precedente, si è assistiti ad un importante inversione di tendenza rispetto al calo progressivo registrato negli anni dalla difficile congiuntura economica. Dai dati appare comunque evidente che sarà dura tornare ai livelli pre-crisi: dal 2007 il fatturato è sceso, infatti, di oltre 65 punti percentuali.

Un altro andamento interessante da osservare è l'allargamento della forbice, registrato tra 2007 e 2013, tra la produzione dei cantieri navali venduta sui mercati esteri e quella venduta all'interno dei confini nazionali. Mentre nel primo anno preso in esame veniva esportato il 56% della produzione e venduto in Italia il 47%, due anni fa si è assistito ad un forte calo, fino al raggiungere solo il 7%, delle vendite intra muros, e ad conseguente crescita dei prodotti esportati, al 93%.

Guardando all'apporto che il settore dà al mercato del lavoro si può osservare come gran parte dei dipendenti operino nel comparto cantieristico, con 7.992 (-4% rispetto al 2012) a cui si aggiungono 1.136 addetti esterni (-15%); seguito da quello degli accessori e dei componenti, 5.493 (-2%) a cui si aggiungono i 174 (-10%) addetti esterni. Le attività di rimessaggio e riparazione coinvolgono invece 2.232 (-6%) dipendenti e 417 (-20%) addetti esterni, mentre il segmento dei motori 576 (-10%) dipendenti e 59 (-12%) addetti esterni.