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Le differenze di genere nel mercato del lavoro

Negli anni della crisi il numero delle donne occupate è cresciuto, ma il tasso di occupazione presenta ancora discrepanze tra le componenti maschile e femminile

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Per comprendere quanto sia negativa in termini di perdita economica la mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro è opportuno fare un passo indietro e tornare al 2007.

Uno studio dell'Onu, il Gender Inequality, Growth and Global Aging, affermava che la parità uomo-donna in questo senso avrebbe contribuito ad un aumento del Pil nell'Eurozona pari al 13%.

Tanto basta, insomma, per rendersi conto di quanto sia importante sviluppare un modello economico capace di azzerare le differenze di genere, soprattutto nelle realtà in cui i sistemi di welfare non permettono alle donne di conciliare vita lavorativa e vita familiare.



Per quanto riguarda le donne occupate, invece, spesso è accaduto – e non solo in Italia – che a parità di condizioni (percorso formativo, titoli di studio, ecc.) abbiano subìto più discriminazioni in ambito lavorativo dei colleghi uomini, dai ruoli ricoperti al gap salariale. Quest'ultima voce, ad esempio, è dove l'Italia arranca maggiormente secondo uno degli ultimi rapporti in materia del World Economic Forum (Global Gender Gap 2014).



Tuttavia, negli anni della crisi, l'occupazione femminile è tendenzialmente cresciuta in Europa, anche se nel caso italiano ciò risulta vero soprattutto in rapporto al drastico calo degli occupati uomini. Secondo il Rapporto Donne 2015 di Manageritalia nel corso degli ultimi dieci anni, il numero delle donne occupate è cresciuto molto (+6,2%): un incremento sostanzioso e in controtendenza rispetto alla componente maschile (-3,9%).



Nella media del 2014 (dati Istat) la crescita occupazionale ha coinvolto tanto la componente maschile quanto quella femminile, ma il primo segmento ha registrato un incremento dello 0,6% (57 mila unità), il secondo dello 0,2% (31 mila unità). Il tasso di occupazione tra le donne rimane comunque relativamente basso, pari nella media del 2014 al 46,8% rispetto al 64,7% degli uomini (e non va sottovalutato in questo senso l'importante contributo della componente straniera).



Il trend si conferma anche alla lettura degli ultimi dati Istat sul lavoro. A giugno, infatti, il numero di occupati risulta in diminuzione rispetto al mese di maggio per la componente maschile (-0,2%) mentre resta sostanzialmente invariato per quella femminile. Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,5%, diminuisce di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile, ora al 47,3%, rimane invariato.



Nell'ultimo mese, poi, la disoccupazione è cresciuta sia tra gli uomini (+0,9%) sia tra le donne (+2,8%). Lo stesso andamento riguarda i tassi di disoccupazione: quello maschile, pari al 12,3%, aumenta di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 13,1%, aumenta di 0,3 punti.