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Cosa ostacola la piena ripresa dell'occupazione

Si registrano miglioramenti in molte economie avanzate, ma restano alcuni scogli quali disoccupazione di lunga durata e minore partecipazione alla forza lavoro

Il mercato del lavoro ha fatto segnare dei progressi nelle economie avanzate, già osservati nel corso del 2015.

Nell'Unione europea il tasso di occupazione ha toccato il 70,1%, registrando un incremento dello 0,9% sul 2014. Negli Stati Uniti, in attesa venerdì dei nuovi dati, il tasso di disoccupazione si attesta ormai da tempo su valori prossimi al 5%. Livello che dovrebbe restare invariato, mentre le previsioni relative al mese di aprile stimano 200 mila posti di lavoro in più.

Insomma, nel complesso i livelli occupazionali sono migliorati negli ultimi tempi rispetto agli anni più duri della crisi economia. Restano tuttavia delle zone d'ombra, ostacoli che rallentano la piena ripresa dell'occupazione. A cominciare dalla disoccupazione di lunga durata e dalla partecipazione alla forza lavoro.

Negli Stati Uniti i buoni risultati ottenuti si scontrano proprio con l'andamento del tasso di partecipazione alla forza lavoro, ovvero il rapporto tra forza lavoro – occupati e disoccupati in cerca di impiego – e popolazione. Quest'ultimo indicatore ha registrato una discesa già dal 2010, arrivando persino a toccare i minimi da oltre 40 anni, al 62,4%.

Per quanto riguarda l'Unione europea, la quota di disoccupazione di lunga durata – la condizione, cioè, che interessa i disoccupati che sono senza lavoro da 12 mesi o più – si è attestata nel 2015 al 48,3%, ma il livello varia in modo significativo in tutte le regioni (Eurostat). In circa il 30% delle regioni europee la maggioranza dei disoccupati risultava essere senza lavoro da almeno un anno, ma in alcune realtà – ad esempio in quattro regioni della Grecia – il valore supera, e non di poco, il 70%.

In Italia, se si osservano i recenti dati Istat, le differenze si notano soprattutto tra le classi di età. Nella classe 25-34 anni gli inattivi sono aumentati in un anno (marzo 2015 – marzo 2016) di 20 mila unità (gli inattivi sono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle che l'Istat non classifica come occupate o in cerca di occupazione); nulla la variazione nella classe 35-49 anni.

Su base congiunturale i dati sono abbastanza conformi. Nella classe di età 25-34 anni si registra un calo del tasso di occupazione e di quello di inattività pari a 0,1 punti percentuali, mentre il tasso di disoccupazione cresce di 0,4 punti. Tra i 35-49enni il tasso di occupazione cresce nell'ultimo mese di 0,4 punti percentuali, a fronte di una diminuzione del tasso di disoccupazione di 0,5 punti e della stabilità del tasso di inattività.

Nel nostro paese il tasso di occupazione (15-64 anni) raggiunge a marzo il 56,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Nel 2015, relativamente alla fascia di età 20-64 anni così come previsto dall'obiettivo della Strategia Europa 2020 (occupazione al 75%), l'indicatore si è attestato al 60,5% (il target Ue per l'Italia è fissato al 67%).