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Nel 2017 disoccupazione in calo in Europa

In generale, però, il numero dei senza lavoro potrebbe crescere. Se confermate le stime dellʼILO, la riduzione sarà meno consistente rispetto a quella registrata negli ultimi anni

Gli ultimi dati (provvisori) dell'ISTAT certificano che a novembre il tasso di disoccupazione è tornato a crescere – l'incremento è imputabile anche all'aumento delle persone alla ricerca di un impiego –, raggiungendo il livello più alto dal giugno del 2015.

Nel 2017 le cose dovrebbero cambiare.

Un nuovo rapporto dell'ILO – acronimo che sta per International Labour Organization, l'agenzia delle Nazioni Unite responsabile dell'adozione e dell'attuazione delle norme internazionali del lavoro – sostiene che il numero dei disoccupati dovrebbe crescere, anche se soltanto lievemente. Nel World Employment and Social Outlook – Trend 2017 si legge che il tasso di disoccupazione globale – ovvero il rapporto tra chi è impiegato e chi alla ricerca di un lavoro – dovrebbe aumentare nel 2017, passando dal 5,7 al 5,8% (+0,1%).

Un incremento percentuale lievissimo che si traduce in un aumento dei disoccupati (+3,4 milioni di persone), il cui numero dovrebbe crescere anche nel 2018 (+2,7 milioni di disoccupati) in quanto, spiega l'ILO, la creazione di nuova occupazione non procede altrettanto velocemente come la crescita della forza lavoro. E in Italia? Nel 2017 il tasso di disoccupazione dovrebbe diminuire dello 0,1%, passando dall'11,5 all'11,4%.

Complessivamente le persone alla ricerca di un impiego saranno 2,8 milioni (contro i 2,9 milioni dell'anno precedente). A diminuire sarà anche il tasso di disoccupazione “dell'Europa settentrionale, meridionale e occidentale”, che passerà dal 9,3 al 9,1%, un calo che l'ILO non accoglie con entusiasmo. Anzi. Lo studio sottolinea che il dato non è in linea con quelli relativi agli ultimi anni: tra il 2013 e il 2016 la disoccupazione era infatti scesa di almeno 2 punti percentuali.

A dimostrazione del fatto che “rallenta il percorso di riavvicinamento ai livelli occupazionali pre-crisi”. Solo in una manciata di Paesi – l'elenco include Croazia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna – sono previsti miglioramenti significativi del tasso di disoccupazione. A cosa dobbiamo questo frenata? L'ILO sostiene che il rallentamento è riconducibile alla “disoccupazione strutturale”. Un grande numero di disoccupati, infatti, continua a trovare enormi difficoltà nell'inserirsi – o reinserirsi, a seconda dei casi – nel mondo del lavoro.

Nel secondo trimestre, nell'Unione europea a 28 le persone alla ricerca di un impiego da 12 o più mesi erano il 47,8% dei disoccupati totali, in crescita rispetto al 38,7 e al 44,5% dello stesso periodo del 2008 e del 2012. Ma c'è di più: oltre un terzo dei disoccupati di lunga durata (6 milioni di persone) registrati nell'UE a 28 nel secondo trimestre del 2016 erano alla ricerca di un lavoro da oltre due anni.