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La Cgil: un flop l'Ape, le domande accolte sono meno della metà del previsto

Entrata in vigore a maggio, è in ritardo anche con i pagamenti: ancora non è stato emesso nemmeno un assegno

La Cgil: un flop l'Ape, le domande accolte sono meno della metà del previsto - foto 1
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L'Ape, l'Anticipo Pensionistico che, diventato legge un anno fa con la Manovra, doveva scattare a maggio, non ha ancora pagato nemmeno un assegno.

E mentre il presidente dell'Inps, Tito Boeri, spiega che "stiamo facendo di tutto per pagare gli arretrati entro dicembre", secondo la Cgil il provvedimento è stato un flop. Sia nella versione "social" che in quella "precoci", il numero di domande accolte è infatti molto inferiore al previsto.

Secondo uno studio della Cgil, infatti, nel 2017 sono stati ammessi all'Ape social (con la quale lo Stato paga un assegno pari alla pensione, fino a un tetto massimo di 1.500 euro lordi al mese, fino al raggiungimento dell'età per la pensione di vecchiaia) solo 18.902 persone, che costeranno alle casse pubbliche "solo" 90 milioni rispetto ai 300 stanziati dal governo. I lavoratori che hanno chiesto volontariamente l'Anticipo Pensionistico sono invece stati 12.388, per un costo di 56 milioni contro i 350 stanziati.

In totale, secondo il sindacato, quest'anno sono dunque state accolte solo 31.290 domande di Ape, meno della metà rispetto alle 60mila preventivate dall'esecutivo; e il risparmio di risorse rispetto allo stanziamento sarò di oltre mezzo miliardo di euro.

E Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, sottolinea che "se non si vogliono accumulare ulteriori residui, pregiudicando il diritto di molti lavoratori di fruire delle prestazioni di Ape sociale e anticipo per i precoci, è necessario intervenire in legge di Bilancio per modificare profondamente le procedure e i vincoli". Perché "i correttivi sino ad ora ipotizzati dal governo, relativi all'ampliamento di quattro categorie di lavori gravosi, all'intervento sulle donne madri e sui contratti a termine, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l'esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni".