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Italia in deflazione come nel 1959

La discesa dei prezzi coinvolge quasi tutto il Paese, a dimostrazione che lʼincertezza del quadro internazionale non favorisce la fiducia tra i consumatori

La CGIA di Mestre sottolinea che, qualora la discesa dei prezzi registrata recentemente – nel primo semestre del 2016 i prezzi al consumo sono diminuiti dello 0,2% – dovesse proseguire, l'Italia potrebbe far registrare, per la prima volta dal 1959, una variazione dei prezzi negativa.

Secondo l'ultima analisi dell'Ufficio Studi della CGIA di Mestre, su 200 voci di prodotto analizzate la deflazione si è verificata in ben 68 casi.

Oltre a considerare i prodotti hi-tech, dove il progresso tecnologico determina una naturale riduzione dei prezzi, e quelli energetici – gasolio e benzina hanno beneficiato di un prezzo del petrolio basso, al di sotto dei 50 dollari al barile, per tutto il primo semestre del 2016 –, l'analisi ha analizzato oltre un centinaio di prodotti, registrando una diminuzione dei prezzi anche tra quelli alimentari.

In particolare, la CGIA di Mestre sottolinea che il deprezzamento dei prodotti alimentari – pomodori, insalata, zucchero e gelati sono quelli che hanno subìto i cali maggiori – testimonia le difficoltà economiche delle famiglie italiane: del resto, la debolezza della domanda di beni e servizi è la prima causa della deflazione.

Ma la deflazione porta i consumatori a rinviare gli acquisti in quanto l'abbassamento dei prezzi incentiva l'accumulo di liquidità nell'attesa che scendano ancora.

Un'eventuale (e ulteriore) calo dei consumi potrebbe avere un impatto negativo sul tessuto imprenditoriale: la CGIA osserva che le micro-imprese “vivono quasi esclusivamente” dei consumi interni che dipendono (naturalmente) dalla capacità di spesa dei consumatori italiani.