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Juncker: Italia, riforme o tempi bui Padoan: le facciamo perché servono

Secco botta e risposta tra il presidente della commissione Ue e il ministro dellʼEconomia. "Il governo ha garantito le riforme". La replica: "Le facciamo, ma non perché ce le chiedono"

Jean Claude Juncker
ansa

Se l'Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà "a un inasprimento della procedura sul deficit". E "se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole". Lo ha detto il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker, sottolineando tuttavia come sia necessario "dare fiducia agli italiani e ai francesi. I governi ci hanno garantito che faranno quanto annunciato", ha aggiunto.

Padoan: riforme perché servono non perché le chiedono - Secca la risposta del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan all'avvertimento del numero uno di Bruxelles. "Le riforme le facciamo perché servono a noi - dice - e non perché ce lo dicono gli altri".

Juncker: "Né lavoro né crescita se il debito sale" - Juncker ha inoltre avvertito che "non ci sarà né lavoro né crescita se il debito sale" intervenendo in un videomessaggio al seminario "Fiscal discipline e investments", organizzato da Mario Monti a cui partecipa anche Pier Carlo Padoan. Secondo Juncker per la crescita servono riforme, responsabilità di bilancio, investimenti.

"Duri con la Francia, misure inadeguate" - "Nel caso della Francia abbiamo criticato duramente la politica di bilancio perché finora sono state prese solo misure insufficienti. I nostri predecessori nella commissione non si sono mai azzardati ad andare così a fondo", ha chiosato. "Il governo (francese) ci ha reso noto in una lettera cosa sta pianificando in termini di riforme strutturali. Si tratta di competitività, un elemento che finora non era stata preso a sufficienza in considerazione. Anche il governo italiano ci ha reso noto cosa intende fare", ha aggiunto Juncker nell'intervista.

In linea con Juncker anche il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen, secondo il quale "servono le riforme oppure tutto sarà inutile. Se restano ostacoli burocratici agli investimenti privati, se l'amministrazione è lenta, se ci sono incognite non finanziarie, il nuovo fondo Efsi potrà far poco".

Per Katainen, con le deleghe a Crescita e Competitività, vanno rimosse le barriere e gli Stati devono far ordine in casa. "La risposta non è nel creare nuovo debito - dice in un'intervista alla Stampa - ma nel focalizzarci sulle riforme che servono a stimolare la ripresa".