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Imu e Tasi, rapporto della Uil: il saldo ammonta a 10,1 mld di euro

Con lʼabolizione della Tassa sui Servizi Indivisibili sulle "prime case", i quasi 20 milioni di proprietari risparmieranno nel 2016 circa 191 euro. Il costo medio sulla "seconda casa" è di 1.070 euro

Oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall'abitazione principale (ossia il 41% di lavoratori dipendenti e pensionati) dovranno presentarsi il 16 dicembre alla "cassa" per il saldo di Imu e Tasi.

Dopo l'abolizione di quest'ultima imposta sulla "prima casa", l'acconto quest'anno sarà di 10,1 miliardi di euro (20,2 miliardi di euro in totale). E' quanto emerge da un rapporto elaborato dal Servizio Politiche Territoriali della Uil.

Come spiegato da Guglielmo Loy (segretario confederale della Uil), il costo medio complessivo dell'Imu e Tasi sulla "seconda casa" sarà di 1.070 euro (535 euro da versare per il saldo), con punte di oltre 2mila euro nelle grandi città. Con l'abolizione della Tassa sui Servizi Indivisibili sulle "prime case", i quasi 20 milioni di proprietari (19,7 milioni) risparmieranno nel 2016 circa 191 euro.

I numeri della Cgia di Mestre - Entro il 16 dicembre gli imprenditori sono chiamati a versare la seconda rata di Imu e Tasi sugli immobili strumentali, che complessivamente costerà poco meno di 5 miliardi di euro. La Cgia fa sapere che lo sforzo maggiore sarà richiesto agli albergatori, che verseranno mediamente 6mila euro circa a immobile; anche i proprietari dei grandi magazzini commerciali e i "capitani" delle grande industrie sborseranno ingenti somme di denaro (4mila euro per i primi, 3.220 euro per i secondi).

Gli Artigiani di Mestre sono giunti a questi risultati utilizzando, per ciascuna tipologia di immobile strumentale, le aliquote medie risultanti dall'analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze. Per ogni tipologia di immobile sono state utilizzate le rendite catastali medie ricavate dalla banca dati dell'Agenzia delle Entrate.

Secondo Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, tali dati sono allarmanti: "Dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l'Ici, al 2016 l'incremento del carico fiscale sugli immobili ad uso produttivo e commerciale è stato spaventoso". Tale aumento, in cinque anni, ha toccato il 145,5%: per i negozi è stato del 140,9%, per i laboratori artigianali del 109,7%, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è praticamente raddoppiato.