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Cresce il costo dell'energia per le imprese

Secondo Confcommercio, si è registrato anche un lieve aumento dello 0,8% della spesa per lʼacquisto di energia su base annua, il primo dallʼinizio del 2015

Nel terzo trimestre 2016, l'indicatore del costo dell'energia per le imprese del terziario ICET-E stimato da Confcommercio e Ref Ricerche è cresciuto del 9,1%, toccando i 125,6 punti contro i circa 115,1 del trimestre precedente.

L'analisi spiega che l'aumento è riconducibile a due fattori: all'aumento dei prezzi della materia prima fissati dall'Autorità sulla base delle previsioni dell'Acquirente unico (+12%) e alla crescita del costo del dispacciamento (+70%).

Tra le componenti della bolletta – oltre al costo netto dell'energia, il prezzo finale della bolletta include anche le tasse –, il “bene chilowattora” e il dispacciamento incidono rispettivamente per il 23,5% e il 10%. Poca cosa rispetto al peso complessivo delle componenti fiscali e para-fiscali (oneri, accisa ed imposta sul valore aggiunto) che, seppure in calo dell'1,1% rispetto allo stesso periodo del 2015, è pari al 55,7%.

Il costo dell'energia influenza le performance delle imprese. Secondo uno studio pubblicato qualche tempo fa dalla Banca d'Italia, costi energetici più elevati rispetto a quelli applicati dai Paesi concorrenti incidono (negativamente) sulla competitività delle imprese italiane in misura maggiore rispetto ad altri fattori. Come il costo del lavoro, ad esempio.

L'analisi elaborata da via Nazionale sottolinea che le imprese, che hanno sostenuto costi più consistenti per l'acquisto di energia, hanno fatto registrare una minor crescita del fatturato e dimostrato una minore propensione all'export.

Il ministero dello Sviluppo economico (MiSE) sostiene che il costo dell'energia – quella elettrica, in particolare – rappresenta storicamente un fattore di svantaggio competitivo per le imprese italiane, specialmente per quelle di piccole e medie dimensioni.