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Il testamento di Caprotti: "Sì alla vendita, ma mai alle Coop"

Nelle sue ultime volontà il patron di Esselunga traccia il solco per il futuro delle sue aziende. E lascia la metà dei conti titoli alla fidata segretaria

Sì alla vendita di Esselunga, ma non alle Coop.

Sarebbe questa la volontà espressa nel suo testamento da Bernardo Caprotti, scomparso il 30 settembre. Il patron del gruppo non lascia al caso il futuro della sua "creatura" mettendo, nelle 13 pagine del documento, indicazioni e suggerimenti per gli eredi. Tra gli acquirenti "preferiti" per Esselunga, il colosso olandese Ahold. Nel testamento Caprotti dona inoltre un quadro al Louvre e altri al Pac di Milano.

Il documento è stato steso nell'ottobre del 2014. E Caprotti oltre ad assegnare beni mobili e immobili, traccia un quadro impietoso della situazione familiare, dilaniata da faide, e indicazioni nette e precise (in linea con il suo carattere) per quel che riguarda il futuro dell'azienda.

IL DESTINO DELL'AZIENDA - La linea rossa da non valicare mai è quella della Coop. "Supermarkets Italiani può diventare una coop. Questo non deve mai succedere". Per evitare questo la via da seguire per Caprotti è quella della vendita o almeno dell'alleato internazionale. Ma anche qui mette dei paletti. "Ahold (olandese) sarebbe ideale. Mercadona (spagnolo) no". Ma se il futuro è un'ipotesi, il presente è una composizione azionaria che di fatto esclude la famiglia: "Famiglia non ci sarà scrive il patron - ma almeno non ci saranno lotte. A saranno inutili. Le aziende non saranno dilaniate". Perché alla fine a Caprotti ciò che premeva di più era il futuro delle proprie aziende e con esso quello delle migliaia di persone che ci lavorano.

I LASCITI AI FIGLI - Ma non solo di Esselunga si parla nel testamento. Ci sono anche le donazioni di beni. E così di fronte a ricapolo di quanto già assegnato in tempi più o meno recenti (tra cui al primogenito Giuseppe appartamenti, quadri di pregio e la biblioteca di 4mila volumi del bisnonno, a Violetta le case in via Bigli a Milano e sulla 5.a Avenue a New York più il castello di Bursinel; alla moglie proprietà varie più "tutto quanto non espressamente precisato, compresi tutti i suoi effetti personali"), si arriva a nuove spartizioni.

LE ALTRE DONAZIONI - Alla segretaria, Germana Chiodi, Caprotti lascia due quadri ma soprattutto il 50% dei due conti titoli presso Credit Swiss e Deutsche Bank. L'altra metà se la spartiranno i cinque nipoti. Al marito della figlia Marina arriverà in eredità la Bentley, al ragioniere, Cesare Redaelli, 2 milioni di euro.

LE OPERE D'ARTE AI MUSEI - Poi ci sono le donazioni a enti pubblici e privati. Al Louvre va un olio di Manet (con l'indicazione che venga esposto di fianco al Tiziano originale di cui il dipinto è una reinterpretazione). Cancellate invece le donazioni alla Galleria d'arte moderna di Milano, dopo "un'esperienza molto negativa" avuta con un la donazione di un dipinto di scuola leonardesca alla Pinacoteca Ambrosiana.