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Grecia, più vicino sblocco degli aiuti Ue: pronti 11 miliardi euro

Lo sblocco degli aiuti Ue alla Grecia è più vicino.

Dopo che il Parlamento ha approvato tutte le misure richieste, incluso quel meccanismo di contingenza pronto a scattare se non si rispetteranno i target di bilancio, l'Eurogruppo è pronto a mettere sul piatto 11 miliardi di euro, più di quanto ci si aspettasse. Un finanziamento che metterebbe il Paese al riparo da ogni esigenza fino a novembre, consentendogli di pagare anche gli arretrati.

Sul tavolo resta però l'incognita dell'alleggerimento del debito: il Fondo monetario internazionale ha chiesto nuovamente una ristrutturazione "anticipata e senza condizioni", e non è chiaro se l'Eurogruppo in programma martedì riuscirà a vincere le resistenze della Germania.

"Spero si arrivi ad un accordo e che dopo ritorni la fiducia degli investitori verso la Grecia", ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, assicurando che l'Eurogruppo parlerà "seriamente" di una riduzione del debito greco per la prima volta. Tecnicamente, è già la seconda. La questione del debito è stata messa nero su bianco nella riunione straordinaria del 9 maggio, che in un comunicato formale aveva cominciato a delineare un approccio "sequenziale", con un pacchetto di misure, come allungamento delle scadenze ed estensione dei periodi di grazia, da immettere progressivamente "se necessario per raggiungere gli obiettivi" di finanziamento.

La bozza della Commissione Ue sui progressi di Atene rassicura anche sulle banche, che non avranno bisogno di nuove iniezioni di liquidità. Atene quindi spera in un via libera definitivo sia alla tranche di aiuti che alla ristrutturazione del debito, ma è probabile che otterrà solo la prima e una promessa sulla seconda. Il premier Alexis Tsipras cerca di convincere la Germania, ed anche per questo ha incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel a margine del World Humanitarian Summit di Istanbul. Intanto il Fmi torna alla carica sulla necessita' che l'alleggerimento del debito avvenga "senza condizioni e in anticipo", e non sia rinviato alla fine del programma di assistenza. Senza misure - sostiene - salirà al 250% nel 2060. E propone da subito l'adozione di un "tasso di interesse fisso su livelli bassi per un periodo esteso, che non superi l'1,5% fino al 2040".