FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Censis: i giovani di oggi sono più poveri di quelli di 25 anni fa

Il loro reddito è inferiore del 26% rispetto a quello di 25 anni fa e la loro ricchezza del 41% minore della media del Paese. Fiducia degli italiani: i partiti politici sono al penultimo posto

Il nuovo rapporto del Censis fotografa una situazione di difficoltà economica per i giovani di oggi.

Rispetto a 25 anni fa, hanno un reddito inferiore del 26,5%, mentre la ricchezza degli attuali millennial è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991. Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%.

Una situazione che gli esperti del Censis definiscono come un vero e proprio "ko economico" per i giovani di oggi. Se andiamo indietro di un quarto di secolo, i giovani risultano sempre con un reddito inferiore rispetto alla media della popolazione, ma soltanto del 5,9%: un divario decisamente inferiore. Per gli over 65 invece il reddito medio è aumentato del 24,3%.

La ricchezza di tutti gli italiani è salita complessivamente del 32,3% negli ultimi 25 anni, e per gli anziani risulta cresciuta addirittura dell'84,7%. Numeri che fotografano un divario sempre più ampio tra i giovani e gli altri italiani: 25 anni fa i redditi degli Under 35 superavano la media del 5,9%, mentre oggi sono inferiori del 15,1%, la loro ricchezza era inferiore del 18,5%, oggi di oltre il 40%.

Meno proprietari e più disoccupati - Nel 1991 il 49,7% dei giovani era proprietario dell'abitazione in cui viveva mentre nel 2014 la loro percentuale è scesa del 43,9%. Nello stesso periodo gli anziani proprietari dell'abitazione sono invece decollati dal 64,7% al 75,2%. Negli ultimi 10 anni il tasso di disoccupazione dei 15-34enni è quasi raddoppiato, passando dal 13,5% al 23,2% mentre tra le persone con oltre 35 anni è aumentato dal 4,6% all'8%.

Bassi livelli nel mondo del lavoro - La quota di giovani che con il loro reddito arriva con difficoltà alla fine del mese è oggi pari al 43,5%, cioè quasi 20 punti percentuali in pù rispetto a dieci anni fa, mentre la percentuale scende al 34,4% tra gli adulti e al 34,2% tra gli anziani. Infine, gli intrappolati nei livelli più esecutivi del mondo del lavoro sono oltre il 41% tra i 15-34enni perché svolgono compiti operativi e manuali, mentre la percentuale è pari al 34% per le altre classi d'età. In un settore come quello della ristorazione e dell'alberghiero addirittura il 61% svolge compiti manuali e meramente esecutivi contro il 13,7% dei 35enni e oltre.

L'Istat: nel 2015 in Italia è record di giovani che non studiano né lavorano - I cosiddette Neet, i giovani che non studiano e non lavorano sono a livelli record secondo l'Istat, secondo cui la percentuale tra i 15-29enni è salita dal 19,3% al 25,7% tra il 2008 e il 2015: il massimo in Europa.

Partiti politici e banche tra i soggetti in cui gli italiani hanno meno fiducia - I partiti politici sono al penultimo posto nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia: al di sotto si collocano solo le banche. E va anche detto che, fatto salvo il volontariato, si registra una débacle per tutti i soggetti intermedi tradizionali. A rafforzare il quadro, ben l'89,4% degli italiani ha un'opinione negativa sui politici a fronte di un misero 4,1% di positivi.

Nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia il primo posto va alle forze dell'ordine (48%), seguite dalle associazioni di volontariato (42,5%), dalle imprese agricole (19,8%), dalla Chiesa (16,7%). Le istituzioni locali riscuotono la maggiore fiducia dal 9,1% dei cittadini, i sindacati dal 6,6%, i partiti dall'1,6% e le banche dall'1,5%. Da notare che tra i giovani (18-34 anni) a riscuotere maggiore fiducia è il volontariato, mentre dai 35 anni in su le forze dell'ordine sono al primo posto. Nei partiti e nei sindacati, è la fascia di età intermedia (35-64 anni) a nutrire meno fiducia.