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Fisco, la sfida di Airbnb all'Agenzia delle Entrate: "No alla tassa del 21%"

Lʼazienda ha fatto ricorso al Tar contro la misura fiscale varata a giugno e poi sospesa dopo le proteste degli operatori

Fisco, la sfida di Airbnb all'Agenzia delle Entrate:
dal-web

Continua il braccio di ferro tra Airbnb e l'Agenzia delle Entrate: il portale web, leader nel mercato delle locazioni, non verserà il 21% di ritenuta sui redditi derivati dagli affitti di breve durata.

Dopo la "tregua" concessa a giugno, il Fisco ha disposto il pagamento della tassa entro il 16 ottobre. L'azienda ha presentato ricorso al Tar, che esaminerà la richiesta la prossima settimana.

La nuova tassa - Secondo quanto disposto dalla circolare dell'Agenzia delle Entrate, tutte le agenzie immobiliari sono tenute a versare il 21% dei canoni al posto dei proprietari delle case date in affitto. Nessuna distinzione, quindi, tra gli intermediari "tradizionali" e quelli che operano in Internet. La cosiddetta "tassa Airnub", che dovrebbe fruttare 80 milioni di gettito fiscale nel 2017 e altri 140 nel 2018, è entrata formalmente in vigore il 1 giugno. Ma la scadenza, originariamente prevista pèr il 16 luglio, è stata rimandata di 60 giorni dopo la protesta degli operatori del settore. Troppi ritardi nella comunicazione delle moralità operative, pochissimo tempo a disposizione per la formazione del personale. Da qui la "tregua" accordata dal Fisco, che ha concesso alla Federazione degli agenti immobiliari professionali (Fiap), un'associazione che rappresenta 42mila agenzie, tre mesi di tempo in più per organizzare la raccolta dati e mettere in grado gli agenti di adeguarsi alla nuova normativa.

Il braccio di ferro - Ora, però, il Fisco è tornato all'attacco. A partire da ottobre si dovrà pagare le quote corrispondenti alle locazioni stipulate dopo il 12 settembre, con l'obbligo di trasmettere tutti i dati dei contratti firmati dal giugno del 2017 in poi. A differenza della Fiap, che ha deciso di adeguarsi dopo il sì dell'Agenzia delle Entrate all'avvio dei corsi di formazione, Airbnb ha deciso di continuare la protesta. "Abbiamo presentato da poco un ricorso al Tar e siamo in attesa della pronuncia dei giudici amministrativi", ha spiegato il portavoce del colosso web. Secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, l'azienda avrebbe negato l'esistenza di un "muro contro muro" col Governo, precisando di mirare a una "soluzione efficace ma realizzabile" in collaborazione con il ministero dell'Economia. L'obiettivo della trattativa, a cui partecipano anche Booking, Homeaway e Property managers Italia con l'appoggio della Federazione degli agenti immobiliari, è ottenere un sostanzioso sconto sul prelievo: secondo Airbnb, una cedola del 10% renderebbe più agevole l'emersione del mercato nero, recuperando al Fisco un giro d'affari di circa 3,5 miliardi di euro.