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Cresce l'incidenza delle aziende meridionali

Secondo unʼindagine della SVIMEZ, tuttavia, diversi fattori giocano a sfavore delle regioni del Mezzogiorno

Quanto registrato da UnionCamere-InfoCamere – nel secondo trimestre del 2016 il numero delle imprese è cresciuto di 38mila unità – testimonia la vitalità del tessuto imprenditoriale italiano e in particolare delle imprese meridionali.

Tra aprile e giugno 2016 le aziende iscritte nel Registro delle imprese delle Camere di Commercio sono aumentate di 38mila unità, una buona parte delle quali – il 38,1%, pari a 14.500 unità – è residente nel Sud del Paese.

Un risultato che, osserva UnionCamere, evidenzia la crescente partecipazione dell'imprenditoria meridionale al saldo nazionale degli ultimi anni: dal 2008 ad oggi, la quota del saldo nazionale delle imprese meridionali è aumentata, passando dal 29% al 38,1% del secondo trimestre di quest'anno.

Il dato non deve trarre in inganno, però: secondo gli imprenditori italiani, il Sud presenta ancora molte criticità. Un'indagine della SVIMEZ, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, condotta su un campione di 225 imprese che impiegano almeno 20 addetti, osserva che diversi fattori – servizi di trasporto inefficienti, criminalità organizzata… – giocano a sfavore delle regioni meridionali, che vengono percepite come un luogo meno ideale rispetto alle quelle settentrionali – secondo lo SVIMEZ, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni 'preferite' dagli imprenditori – dove poter aprire un'attività.

Le imprese meridionali offrono un contributo importante anche sul fronte occupazionale, naturalmente. UnionCamere osserva che il Mezzogiorno è stato “determinante” per la crescita del lavoro dipendente nel commercio – 38mila i posti di lavoro in più, pari al 59% dell'incremento complessivo nei cinque anni – e nei servizi alla persona, in cui con 6mila addetti dipendenti in più hanno determinato il 54% della crescita totale del periodo.