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Costruzioni: dal 2012 persi 502 mila posti di lavoro nell'Ue

Secondo Confartigianato, oltre il 50% dei posti di lavoro bruciati nel comparto a livello europeo si concentra in Italia

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lapresse

La crisi del settore delle costruzioni italiano non ha eguali nell'Unione europea.

I numeri raccolti da Confartigianato lo dimostrano ampiamente. Nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015, infatti, oltre il 50% dei posti di lavoro persi nel comparto a livello europeo si concentra nel nostro Paese.

Negli ultimi tre anni, il calo dell'occupazione ha coinvolto tutti i Paesi europei. Tuttavia l'Italia, che pesa per il 9,9% dell'occupazione del settore costruzioni nell'Ue a 28, ha pagato il prezzo più caro. A fronte di 502.300 occupati in meno in tutta l'Ue a 28 tra il 2012 e il 2015, pari ad un calo del 3,4%, soltanto in Italia, i posti di lavoro persi sono stati 254.500, pari ad una riduzione del 15,1%.



I fattori che hanno influito (negativamente) sul settore delle costruzioni in Italia sono diversi, sostiene Confartigianato. Eccone alcuni: il calo della domanda, lo spread sui tassi di interesse e il boom della tassazione immobiliare, come la Tasi e l'Imu, le tasse sulla casa a carico dei proprietari che – secondo alcune stime del Codacons – sono cresciute del 177% nell'ultimo triennio, passando dai 9 miliardi del 2011 ai 25 dello scorso anno.



Una notizia positiva c'è. I dati dell'Istat, relativi ad occupati e disoccupati del secondo trimestre del 2015, rappresentano una prima – seppure timida – inversione di tendenza per il settore delle costruzioni. Dopo diciannove trimestri consecutivi in calo, gli occupati nel comparto sono tornati a crescere del 2,3% (pari a 34 mila unità in più in un anno). A crescere complessivamente sono stati tanto i lavoratori dipendenti (+2,7%, 24 mila unità) quanto quelli indipendenti (+1,6%, 10 mila unità).



Tuttavia gli incrementi sono stati registrati soltanto nel Nord (+3%) e nel Mezzogiorno (+3%). Nel Centro del Paese, infatti, gli occupati sono diminuiti dello 0,3% su base annua.