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Così l'economia digitale in Italia

Nel 2016 è cresciuta fino a raggiungere i 52,9 miliardi di euro, pari al 3,3% del Prodotto interno lordo italiano

L'ultima ricerca di EY e Iab Italia sostiene che nel 2016 in Italia l'economia digitale ha aumentato notevolmente il suo peso e che nei prossimi anni le cose potrebbero andare ancora meglio, a patto naturalmente che si investa sempre di più in tecnologie e competenze digitali.

La crescita registrata nel 2016 – l'aumento stimato dalla ricerca EY e Iab, condotta con la collaborazione di Elis e Oracle, è del 7,2% – ha permesso all'economia digitale di raggiungere i 52,9 miliardi di euro, pari al 3,3% del Prodotto interno lordo (PIL) italiano.

Nel sottolinearne le buone performance – i ricavi delle imprese sono cresciuti del 6% tra il 2014 ed il 2015 e dovrebbero continuare a farlo sia nel 2016 (+7,2%) quanto nel 2017 (+6,8%) –, il report invita le aziende ad investire nella digitalizzazione e nella formazione di competenze adeguate, quantomai importanti – la Commissione europea sostiene che le competenze tecnologiche sono necessarie per il 95% delle posizioni lavorative – ancora poco diffuse.

Ad oggi soltanto il 14% dei laureati italiani dai 20 ai 29 anni ha frequentato le facoltà STEM (acronimo che sta per Science, Technology, Engineering e Mathematics) contro la media rilevata a livello europeo del 18%. Eppure il numero degli addetti impiegati nell'economia digitale (ad oggi in Italia sono 220mila, secondo una rilevazione EY relativa al 2015) dovrebbe crescere ulteriormente da qui ai prossimi anni. Con gli esperti nell'analisi dei dati (Big Data…), di social netwtork, pubblicità automatizzata e di Seo e Sem che saranno le figure più ricercate dalle imprese.

Nei prossimi anni l'economia avrà bisogno di figure specializzate. Una richiesta che, secondo le stime della Commissione europea, è destinata a restare insoddisfatta: Bruxelles sostiene che entro il 2020 si registrerà un deficit di oltre 800mila posizioni nel mondo informatico nei Paesi UE. Il numero di persone non coprirà i posti disponibili, perché la domanda europea per le professioni tecnico-scientifiche crescerà dell'8% entro il 2025, ad un tasso di gran lunga superiore a quello medio previsto per tutte le occupazioni (3%).