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Commercio estero: l'Italia tra i paesi più performanti della zona euro

A ottobre saldo commerciale a +4 miliardi. Pesa ancora lʼembargo russo

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Il dato conferma quanto registrato nelle ultime settimane: l'export italiano va bene, nonostante le difficoltà e nonostante le distanze verso alcuni mercati le cui tensioni geopolitiche ne ostacolano gli scambi commerciali. E soprattutto, questo il fatto che più risalta agli occhi, in un contesto positivo per l'intera Eurozona, il nostro paese è tra i più performanti dopo Germania e Olanda.

L'avanzo della bilancia commerciale italiana, infatti, a ottobre scorso risulta pari a 4.038 milioni di euro (era a +2.805 milioni a ottobre 2013), ovvero il livello più alto da gennaio 1993, informa l'Istat. Il surplus nell'interscambio di prodotti non energetici è pari a 6,8 miliardi. Su base annua le esportazioni sono in aumento dello 0,8%. Sul mese, invece, sia le esportazioni sia le importazioni sono in diminuzione (-1,2% per entrambi i flussi).

La flessione congiunturale dell'export è determinata dall'importante decremento delle vendite di beni strumentali (-6,4%), ovvero quei beni utilizzati da una data azienda (macchinari, tecnologie) per lo svolgimento delle proprie attività. L'energia (+15,0%), i beni di consumo durevoli (+2,1%) e non durevoli (+1,1%) e i prodotti intermedi (+0,8%) risultano invece in crescita. Le importazioni registrano una riduzione dalla flessione registrata per l'energia (-7,1%) e, in misura minore, per i beni strumentali (-1,3%).

Le stime dell'Istat si riferiscono nel nostro caso al commercio extra Ue, cioè tutti quei paesi non appartenenti all'Unione europea. In questo senso è a maggior ragione interessante osservare il flusso di scambi commerciali alla luce delle recenti tensioni geopolitiche.

A ottobre, infatti, i partner commerciali che l'Istat definisce “più dinamici all'esportazione" sono stati Turchia (+13,1%), Stati Uniti (+9,8%), Cina (+4,8%), MERCOSUR (+3,3%) – mercato comune del Sud America (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela...) – e paesi EDA (+2,3%), vale a dire le economie asiatiche che non siano Cina e Giappone. Le vendite verso Giappone (-21,7%), Russia (-15,7%) e paesi ASEAN (-10,6%) – l'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico – registrano invece un'evidente flessione. Più contenuta è la contrazione delle vendite verso Svizzera (-5,2%) e paesi OPEC (-2,5%), quelli esportatori di petrolio.

Dunque si fanno sentire le sanzioni e il conseguente embargo russo. Dato che viene confermato, peraltro, dal calo di acquisti dalla Russia (-19,6%). Nello stesso mese, inoltre, si evidenzia la contrazione dai paesi OPEC (-29,9%). Tuttavia, una sorta di effetto compensazione, è avvenuto grazie alla notevole crescita per le importazioni dai paesi MERCOSUR (+34,2%), India (+30,0%), Stati Uniti (+29,3%) e Cina (+13,2%). Gli acquisti di beni da paesi EDA (+5%), paesi ASEAN (+3,9%) e Turchia (+0,8%) presentano, al contrario, un incremento più contenuto.

La Coldiretti ha quantificato la perdita per l'Italia dei mancati rapporti commerciali con Mosca in quasi 166 milioni di euro, mostrando perciò un progressivo aumento del calo mano a mano che si riducono i flussi. In sostanza le esportazioni dei prodotti del Made in Italy verso la Russia sarebbero crollate del 15,7%.

Un problema che però coinvolge l'intera Eurozona, come certificato dall'Eurostat. Infatti, le sanzioni che seguono la crisi ucraina, hanno “bloccato” tanto l'export che l'import con la Russia, mostrando un calo rispettivamente del 12% e dell'8%. Ciononostante il surplis dell'area dell'euro si attesta a 18,5 miliardi di euro, quasi dieci in più rispetto allo stesso periodo del 2013. E l'Italia, come si diceva all'inizio, si colloca tra i paesi che hanno registrato le migliori performance commerciali nel primo semestre dell'anno, dopo Germania e Olanda.

A confermare infine gli ottimi risultati dell'export italiano anche il rapporto Relazioni economiche tra l'Italia e il Mediterraneo di SRM, Centro Studi sull'economia del Mezzogiorno e del Mediterraneo. Dal 2001 al 2013 l'export italiano verso i paesi collocati tra Medio Oriente e Nord Africa è più che raddoppiato. A significare che il volume delle esportazioni verso l'area "pesa" circa 44 miliardi, ovvero oltre l'11% del totale delle nostre esportazioni.