FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Squinzi: "Disoccupazione è un male sociale"

Il presidente di Confindustria duro sulla politica fiscale italiana e poi: "Imprese pronte a supportare il governo con investimenti e occupazione". Enrico Letta: "Siamo dalla stessa parte"

Da video

"La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. "Va affrontata in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo su costo, produttività e regole", ha aggiunto. Le imprese "sono pronte a supportare il governo con investimenti e occupazione". Oltre ad essere "punitivo", il fisco italiano è "opaco, complicato, e incerto. E' quanto di peggio si possa immaginare".

Fisco ed efficienza energetica, confermata la detrazione del 55% - Un aiuto importante agli italiani sul fronte fiscale arriva però dalla conferma della detrazione fiscale del 55% sugli interventi di efficienza energetica negli edifici, comunicata all'assembea di Confindustria dal ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e concordata con il ministro dell'Economia: la misura, in scadenza il 30 giugno, sarà prolungata fino alla fine dell'anno.

Contrastare credit crunch - Negli ultimi 18 mesi lo stock di prestiti erogati alle imprese "è calato di 50 miliardi: un taglio senza precedenti nel dopoguerra". Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: "Quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Dobbiamo contrastare la terza ondata di credit crunch".

Dare vita a una vera politica di qualità -
Confindustria "da tempo insiste per misure concrete per l'aumento del tasso di crescita e dell'occupazione", ribadisce rivolgendosi al governo il leader degli industriali Giorgio Squinzi. Che chiede "coraggio di applicarle. Cioè di dare vita ad una vera politica di qualità del bilancio pubblico, di ricomposizione delle entrate e delle uscite, in modo da promuovere la crescita senza intaccare la solidità del bilancio stesso, anzi rafforzandola proprio grazie ad una crescita più elevata". Se non ci saranno "interventi decisi e concreti", avverte Squinzi, "la crescita non supererà per molto tempo lo 0,5% annuo, del tutto insufficiente a creare lavoro e a risollevare i destini di tantissime imprese".

Industria fa acqua da Nord a Sud -
"Il Nord sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta". Il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, lo ha sottolineato all'assemblea dell'associazione degli industriali dopo aver parlato anche delle "debolezza strutturali" del Mezzogiorno, "una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza".

Tenuta sociale messa a dura prova - "La tenuta del tessuto sociale è messa a dura prova", ha detto ancora Squinzi, spiegando che "le unità di lavoro sono calate di 1,4 milioni. L'occupazione è diminuita pericolosamente, crollata tra i più giovani. I disoccupati sfiorano i tre milioni". Ma, prosegue, "a onor del vero non è tutta colpa della crisi. Dal 1997 al 2007 il tasso di crescita dell'economia italiana è stato mediamente inferiore di circa un punto percentuale l'anno a quello dei paesi dell'area euro".

Pagamenti Pubblica amministrazione: se manovra di 40 mld salta, rapporto compromesso - Dai pagamenti della P.a. verso le imprese "sul piatto abbiamo 40 miliardi da recuperare al più presto e siamo al lavoro sull'intero debito della Pubblica amministrazione", dice il presidente di Confindustria. "Una vera e propria manovra finanziaria per le imprese, inattesa e che molti davano per persa". Squinzi sottolinea che "siamo impegnati per migliorarla". Ma, aggiunge, c'è "un'avvertenza. Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini, chi ci governa sappia che il rapporto con imprenditori sarà compromesso irreparabilmente".

Mattone in crisi, serve l'intervento del governo - Il settore dell'edilizia uno "specchio del dramma che sta attraversando la società italiana". Squinzi si è poi rivolto direttamente al premier Enrico Letta dicendo che l'edilizia vive "una crisi tanto profonda da sottoporre al governo, ed a lei signor presidente, la richiesta di un intervento speciale di filiera per salvare un volano fondamentale nell'economia del Paese".

Dopo 60 anni con sindacati a un passo da accordo - Con i sindacati, ha detto ancora, "siamo a un passo, dopo sessant'anni, dal definire regole sulla rappresentanza", per esprimere poi un "invito alle forze sindacali per un percorso comune", in vista di un impegno per una riforma del welfare. °Squinzi sottolinea poi "la necessità di ripensare il nostro sistema delle tutele", di cambiare un modello "messo in discussione dalle ristrettezze di bilancio pubblico, dall'evoluzione demografica e dal mutamento della domanda dei cittadini". E', dice Squinzi, "il terreno sfidante su cui forze sociali moderne, non conservative. devono confrontarsi e offrire soluzioni innovative alle istituzioni, ai cittadini, ai lavoratori".

Enrico Letta: "Siamo dalla stessa parte" - "Siamo dalla stessa parte: la politica forse troppo tardi ha capito la lezione, ma ora deve applicare quello che ha capito". Così il premier Enrico Letta si rivolge alla platea di Confindustria. "Per troppo tempo l'industria è stata trascurata, pensando di poterne fare a meno, ma la crisi dimostra che il settore manifatturiero deve tornare in cima alle priorità del governo e dell'Unione europea". Prendendo la parola all'assemblea, il presidente del Consiglio analizza i dati di Usa e Giappone, sottolineando che chi aveva pensato che questo secolo non sarebbe stato "americano" rischia di doversi ricredere. Il Pil degli Usa e quello nipponico "hanno ripreso vigore e forza", ricorda. "Forse è finito il girone di andata, durato più di un decennio, quando si è pensato in Italia e in Europa di poter fare a meno dell'industria, facendo crescita senza l'industria: magari lasciando qui solo la testa e portando il resto altrove. Questo girone di andata è finito, con risultati non positivi: la Ue ha perso la sua leadership".

Letta: "Serve leadership europea" - Ora, prosegue, "serve una nuova leadership europea per grandi obiettivi: entro il 2020 il 20% di Pil dal manifatturiero. E' uno sforzo importante, ma dobbiamo farlo se vogliamo che l'Europa sia ancora libera nel mondo e se vogliamo che noi italiani possiamo giocare ancora un ruolo importante". E l'unico modo è "ridare slancio e sforzo all'industria", che in cambio deve essere "più attenta al capitale umano e al rispetto del territorio e dell'ambiente".