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A casa ma non cercano: 3 milioni di inattivi

Istat: gli "scoraggiati" che non sperano più in un lavoro sono aumentati in un anno del 2,7%

Ansa

Sarebbero pronti a lavorare ma nelle ultime quattro settimane non hanno fatto nulla per cercare un'occupazione. Sono gli inattivi disponibili a un impiego, che in Italia hanno raggiunto quota 2 milioni e 975mila, cioè il 2,7% in più rispetto a un anno fa, secondo i dati Istat. La quota degli "scoraggiati" sulla forza lavoro, stabile all'11,6%, risulta oltre tre volte superiore alla media europea (3,6%).

Nel complesso i numeri parlano di un esercito di circa 5 milioni e 720mila persone alle prese con il lavoro che non c'è. L'Istat dice infatti che gli inattivi disposti a lavorare ma scoraggiati sono quasi tre milioni, più numerosi dei disoccupati in senso stretto, che arrivano invece a quota 2 milioni e 744mila.

Il dramma disoccupati si fa insomma ogni giorno più grave, con i senza lavoro passati in cinque anni da un milione e 506mila a 2 milioni e 744mila, con una crescita pari a un milione e 238mila. A questo aumento esponenziale, precisa l'Istat, va aggiunto che salgono anche le forze lavoro potenziali (+403mila). Nella media europea il trend è opposto: i senza lavoro, 25 milioni in tutto, superano abbondantemente gli inattivi, che si fermano a 8 milioni e 800mila. E tra questi ultimi gli scoraggiati sono un milione e 300mila, cioè il 43%.

Sottoccupati part-time, +34% in un anno - E aumentano anche i sottoccupati part-time, lavoratori a orario ridotto che vorrebbero fare di più ma non ne hanno l'opportunità: oggi sono 605mila, cioè 154mila in più rispetto al 2011 (+34,1%) e rappresentano il 2,4% della forza lavoro (nell'Unione europea sono pari al 3,8%). Rispetto a cinque anni fa, queta categoria è cresciuta di 241mila unità, +66% rispetto ai 364mila del 2007.

Inattivi: al Sud i due terzi del totale - La crescita degli inattivi ha riguardato nel 2012 gli adulti tra i 35 e i 54 anni e i 55-74enni, ma la quota più elevata è costituita dai giovani tra i 15 e i 24 anni. Chi non cerca ma vorrebbe lavorare equivale nel Mezzogiorno a circa un quarto della forza lavoro, pari a un milione e 928mila, valore oltre cinque volte superiore a quello del Nord. Tra gli inattivi che hanno smesso di cercare le donne sono particolarmente numerose: sono infatti 1 milione e 841mila contro 1 milione e 134mila uomini. E sempre al Sud si trovano i due terzi degli inattivi che non cercano, quasi due milioni su tre.

Nel complesso, il 42,7% del totale, cioè quasi un milione e 300mila persone dichiarano di aver rinunciato a cercare un impiego perché ritengono di non poterlo trovare.

Il rapporto in cui l'istituto di statistica ha raccolto queste cifre, "Disoccupati, inattivi, sottoccupati" mette a disposizione indicatori complementari al tasso di disoccupazione, definiti a livello europeo. E il quadro che emerge segnala, sottolinea lo stesso Istat, come negli ultimi cinque anni siano aumentate evidenti difficoltà nella partecipazione al mercato del lavoro, e non solo da parte dei disoccupati. Infatti, l'aumento del tasso di chi cerca un'attività (dal 6,1% del 2007 al 10,7% del 2012) è stato accompagnato non solo da una perdita di 323mila occupti, ma anche dalla crescita della forza lavoro potenziale (inattivi disponibili a lavorare e inattivi alla ricerca) e dei sottoccupati part-time.