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Ospedali, le Regioni taglino 30mila posti letto
Stangata casa:Imu più cara in 80 Comuni su 100

Sanità, il ministro fa la lista degli "sprechi". E per lʼImu è in arrivo lʼincubo "saldo"

Ansa

Meno ospedali, e quindi meno posti letto, più servizi sanitari territoriali. La parola d'ordine è risparmiare. Ed ecco che la spending review ridisegna la mappa dei reparti ospedalieri tagliando gli sprechi, ma soprattutto i posti letto. Alle Regioni il compito di compiere l'opera. E, se sulla sanità si tagliano le spese, sulla casa si aumentano le tasse. Le prime stime dicono che l'80% dei Comuni ha aumentato le aliquote. Soprattutto sulla seconda casa.

Oggi negli ospedali i posti letto ogni mille abitanti sono 4,2. Nel progetto di riduzione delle spese sanitarie scenderanno a quota 3,7: il progetto che riorganizza i servizi della sanità in Italia dice che lo 0,7% dei posti letto serviranno a riabilitazione e lungodegenza. Lazio, Trentino e Molise sono le Regioni a cui toccherà tagliare di più.

In realtà, il documento redatto dal ministero della Salute in collaborazione con l'agenzia per i servizi sanitari parla soprattutto di riconversione: molti posti letto serviranno insomma per le terapie di lungodegenza e per i servizi di assistenza agli anziani. Ma si parla anche di abolire primariati-doppione, di tutelare le strutture con più esperienza, di occupare al meglio i letti di un reparto, arrivano almeno al tasso del 90%.

Il processo indicato in alcune Regioni è già partito: dall'Emilia Romagna al Veneto, dalla Toscana alla Lombardia. Ma molte sono quelle dove si parte da zero: e si tratta di quelle che presentano il maggior deficit.

Ecco, Regione per Regione, il numero dei posti letto negli ospedali e nelle strutture accreditato e l'obiettivo a cui intende portare la spending review, secondo fonti del ministero della Salute. In tutta Italia, l'obiettivo è quello di scendere da 251.023 a 224.315 posti letto.

REGIONE  -  POSTI LETTO 2009  -  OBIETTIVO

Valle d'Aosta   535                474
Piemonte      18.806             16.492
Liguria       7.134               5.982
Lombardia    43.039              36.965
Veneto       19.673              18.270
Trentino A.A. 4.640               3.837
Friuli V.G.   5.260               4.572
Emilia R.    19.960              16.400
Toscana      14.748              13.874
Marche        6.447               5.792
Umbria        3.354               3.256
Abruzzo       5.669               4.967
Molise        1.771               1.183
Lazio        26.473              21.196
Campania     21.586              20.887
Puglia       15.960              15.137
Basilicata   2.174                2.157
Calabria     7.929                7.442
Sicilia     19.433               18.689
Sardegna     7.246                6.199


Casa: con il saldo Imu arriva la stangata
E dopo i tagli, le tasse. I Comuni hanno fatto i conti per definire il saldo dell'Imu, che dovrà essere versato entro il 17 dicembre. E dalle prime stime, effettuate dall'Osservatorio Uil, sembrea che in gran parte abbiano optato per ritoccare le aliquote al rialzo. Le aliquote base sono il 4 per mille sulla prima casa, che può salire o scendere, a discrezione delle amministrazioni locali, del 2 per mille, mentre sulla seconda casa l'aliquota base è del 7,6 per mille, che può variare, al ribasso al rialzo, del 3 per mille. A comunicare le loro decisioni al ministero dell'Economia sono state finora la metà delle amministrazioni comunali. Il 78% hanno aumentato le aliquote, il 20% non hanno toccato nulla, mentre soltanto 2 su cento hanno scelto la via della diminuzione.

Hanno scelto di rincarare la tassa 37 Comuni su cento anche per la prima casa, ma in questo frangente più di uno su due ha mantenuto invariata l'aliquota precedente, mentre il 7% hanno scelto di tagliare l'aliquota base. Secondo i primi calcoli l'aliquota media dell'Imu sarà pari al 4,36 per mille, cioè il 9% in più rispetto alla base che era stata fissata dal governo Monti. Mano più pesante comunque sulla seconda casa, dove l'aliquota media applicata è del 9,1 per mille, il 19,7% in più sulla base.

Considerando soltanto le grandi città, per la prima casa nei 92 capoluoghi di provincia il 49% hanno mantenuto l'aliquota di base del 4 per mille, il 42% l'hanno aumentato, il 9% l'hanno abbassata. Quanto alla seconda casa, quasi tutti i centri l'hanno ritoccata al rialzo e solo 6 su 92 hanno mantenuto l'aliquota base. Rincari al top a Roma (costo medio sulla prima casa di 639 euro) e Milano (427).