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L'ultimo governatore, Antonio Fazio: dalle scalate bancarie alle condanne

I furbetti del quartierino, i baci in fronte, le intercettazioni: ecco come si è arrivati ai processi per lʼex numero uno di Bankitalia

Ap/Lapresse

Antonio Fazio è stato l'ultimo banchiere centrale italiano con pieni poteri sulla politica monetaria.

Quello che ha firmato per l'ultima volta le banconote in lire, quello che ha contribuito a consolidare la stabilità valutaria e a far entrare l'Italia nell'euro. Nato ad Alvito (Frosinone) nel 1936, Fazio si è dimesso da governatore della Banca d'Italia il 19 dicembre 2005, alla vigilia del Consiglio dei ministri convocato per risolvere il caso nato nell'estate precedente sulle scalate a Bnl e Antonveneta.

Fermo difensore dell'italianità delle banche, nell'estate del 2005 la sua vittoria era sembrata per un momento totale: gli olandesi di Abn Amro e gli spagnoli del Bbva scesi in Italia per conquistare Antonveneta e Bnl erano stati costretti al ritiro dopo che Fazio aveva organizzato il "catenaccio" italiano imperniato su Bpl e Unipol.

Il bacio di Fiorani
Un successo durato però pochissimo, perché subito dopo il fallimento delle due opa straniere inizia la stagione delle intercettazioni, con la pubblicazione delle conversazioni telefoniche tra Fazio e Gianpiero Fiorani, culminate con il "bacio in fronte" che l'a.d. della Bpi gli disse che gli voleva dare perché aveva firmato l'autorizzazione che gli avrebbe consentito di conquistare Antonveneta.

"I furbetti del quartierino"
Fazio era stato iscritto nel registro degli indagati per insider trading. Da un'altra di quelle intercettazioni è venuta la definizione di "furbetti del quartierino", usata dall'immobiliarista Stefano Ricucci.

La vicenda Unipol-Bnl
Fazio, e l'ex capo della Vigilanza di Palazzo Koch, Francesco Frasca, avrebbero "in violazione dei doveri d'ufficio istigato, promosso e assecondato la condotta" degli ex vertici di Unipol, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti, Carlo Cimbri e dell'ex a.d. di Bpi, Giampiero Fiorani. E' quanto aveva supposto il pm di Milano, Luigi Orsi, nell'invito a comparire spedito a Consorte per la tentata scalata della compagnia assicurativa Unipol su Bnl nel 2005.

In particolare, Fazio avrebbe promosso "l'idea della costituzione di una cordata italiana che contrastasse l'iniziativa di BBVA e ciò con indicazione specificamente rivolta a Fiorani e da questi coltivata nei contatti con Caltagirone e quindi con Consorte e Sacchetti". Fazio e Frasca avrebbero operato "per il rilascio delle autorizzazioni richieste da Unipol a salire prima al 10% e poi al 15% operando con tempistica sollecitamente favorevole". I due ex vertici di Bankitalia avrebbero, inoltre, ostacolato e comunque reso meno agevole "l'offerta pubblica di scambio proposta da BBVA". Tutte "condotte - annota il pm - concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo di Bnl".