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Alitalia, piano di salvataggio bocciato: il "No" ha vinto con il 67% dei voti

I lavoratori della compagnia aerea hanno optato a larga maggioranza per il rifiuto dellʼintesa. Ora si va verso il commissariamento

Alitalia, piano di salvataggio bocciato: il
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I dipendenti di Alitalia hanno bocciato il preaccordo per il salvataggio della compagnia.

Il "No" al preaccordo per il salvataggio di Alitalia vince nettamente, affermandosi con 6.816 voti, contro 3.206 sì, vale a dire con il 67% con un'affluenza vicina al 90% degli aventi diritto al voto. Lo riferiscono i sindacati comunicando il dato finale della consultazione. Ora si apre la strada del commissariamento.

I "No" hanno stravinto tra il personale navigante, con 3.166 voti contrati e 304 favorevoli, ma hanno prevalso anche nell'urna relativa al personale di terra dello scalo di Fiumicino, con 648 contro 407 e in quella della cosiddetta 'pista' con 957 contro 577. La bocciatura è arrivata poi da Malpensa (278 a 39), Linate (698 a 153) e dagli uffici della Magliana (amministrativi, call center, informatici, con 193 contrari e 39 favorevoli). I "Sì", invece, hanno prevalso nell'urna 2 (ancora amministrativi e personale non operativo, con 777 voti contro i 443 "no"), nel reparto 'manutenzione' (749 a 373) e nelle periferie (161 a 60). Le schede bianche sono state in totale 17, quelle nulle 134.

Il governo ha accolto la notizia con "rammarico e sconcerto", per un esito che "mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia". E' quanto dichiarano in un comunicato congiunto i ministri dello Sviluppo Carlo Calenda, dei Trasporti Graziano Delrio e del Lavoro Giuliano Poletti. "A questo punto l'obiettivo del governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori".

Il risultato del referendum ora apre uno scenario complesso. Martedì si dovrebbe riunire il Consiglio di amministrazione di Alitalia, per deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale. Probabile la contestuale uscita dei soci per consegnare di fatto 'le chiavi' dell'azienda al governo. Una volta formalizzata la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico procederà con la nomina di uno o più commissari (fino a 3). Con molta probabilità vi sarà quindi la corsa dei fornitori a esigere i pagamenti, mentre il nuovo commissario dovrà in tempi relativamente brevi, elaborare un piano industriale da sottoporre a governo e creditori.

L'ipotesi di trovare un acquirente (in caso di cessione unitaria, l'eventuale compratore dovrebbe impegnarsi a tenere tutti i 12.500 lavoratori per due anni) oppure quella di nuovi finanziatori, a fronte di un piano industriale rimodulato che assicuri riequilibrio finanziario e continuità d'impresa (che comporterebbe però altri forti costi) vengono entrambe considerate altamente improbabili. In questo scenario, al commissario non resterebbe che chiedere il fallimento della compagnia, con la conseguente dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale. Il curatore fallimentare inizierà la procedura liquidatoria, con due anni di cassa integrazione, Naspi e quindi disoccupazione per i lavoratori, contestualmente la cessione 'spezzatino' degli asset della compagnia. I costi della liquidazione di Alitalia ammonterebbero secondo alcuni calcoli, a un miliardo.