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Crisi, Sergio Marchionne: "Paese non competitivo, non è in grado di reagire"

"Dal 2010 non è ancora cambiato nulla, è da 10 anni che ci vogliono riforme strutturali", afferma lʼad Fiat, che però non nasconde di aver comunque "fiducia nel governo Renzi" anche se ancora "risultati concreti se ne sono visti pochi, compromessi molti"

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-afp

L'Italia vive "una recessione prolungata in condizioni che non sono più in grado di garantire competitività". E' nefasto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, sulla crisi economica con cui il Paese sembra ormai convivere da tempo. "Saranno almeno 10 anni che dico che abbiamo bisogno di riforme e trasformazioni strutturali". Ma l'Italia "non sembra capace di reagire". Per Fiat "guardare un Paese immobile è qualcosa di inconcepibile".

Dal 2010 ad oggi "quello che non è cambiato è la misura della crisi che ha colpito l'Italia e l'Europa". Il numero uno del gruppo Fiat-Chrysler, che a ottobre debutta a Wall Street, ha aperto così il suo intervento alla chiusura del Meeting di Rimini. Dove era stato appunto nel 2010. Nello stesso periodo è invece cambiato radicalmente il gruppo Fiat portando avanti il progetto di "integrazione industriale ma anche culturale" con Chrysler.

Marchionne però non perde la speranza e afferma: "Riponiamo massima fiducia nel governo". "Il presidente Renzi ha di fronte un ruolo arduo e ingrato. Appare coraggioso e determinato a fare le riforme e io l'ho incoraggiato a proseguire l'intento riformatore senza curarsi degli attacchi", fa notare. Finora però "si è sempre scontrato con un muro di gomma. Risultati concreti se ne sono visti molto pochi, compromessi tanti", evidenzia.

E' tutto incentrato sul confronto tra una Italia che non riesce a cambiare e il percorso fatto invece da gruppo Fiat-Chrysler negli ultimi anni l'intervento dell'ad del Lingotto. "Quello che abbiamo fatto noi è uno dei tanti esempi" di come reagire "ma dobbiamo avere la consapevolezza che abbiamo di fronte una Italia tutta da ricostruire", avverte. Serve una "nuova fase di ricostruzione rilancio nazionale": le risorse per farlo, come "le qualità umane e culturali", non mancano.

Sugli stabilimenti del gruppo automobilistico ribadisce che non si chiudono: "Lo abbiamo detto e lo ridiciamo non intendiamo chiudere nessuno stabilimento in Italia accollandoci i costi, stiamo usando la forza che abbiamo fuori dell'Italia per ricreare un ambiente tecnologico e competitivo". Ma neanche "crearne uno da zero, non è stato fatto neanche in America", aggiunge.

Riferendosi implicitamente alla copertina dell'Economist, Marchionne infine afferma: "Non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di poter dire che siamo veramente bravi come gli altri perché lo siamo".