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Confindustria:perso 1 mln posti lavoro Tre milioni di persone povere in più

Riviste al ribasso le stime di crescita, con la ripresa attesa solo per il 2015. No a una manovra bis. Squinzi: "Non più sullʼorlo del baratro"

Giorgio Squinzi confindustria
ansa

"Durante la crisi un milione di persone ha perduto il posto di lavoro". A dirlo è il centro studi di Confindustria che provvede anche a rivedere al ribasso "le previsioni per l'economia italiana nel 2014-2015": il Pil dell'Italia si fermerà a +0,2% nel 2014, meno delle stime di dicembre, che indicavano un +0,7%. E una manovra correttiva viene definita "né opportuna né necessaria". "L'Italia non è più sull'orlo del baratro", ricorda comunque Squinzi.

Nel 2015 si attende una crescita dell'1% contro una precedente previsione pari all'1,2%. Secondo viale dell'Astronomia "la turbolenza politica rimane un freno, seppure si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l'aspettativa di importanti riforme". In questo scenario "la morale è che è necessaria una scossa politica molto forte per riportare l'Italia su un più alto sentiero di sviluppo".

Secondo il Centro studi di Confindustria, "la strada maestra per ridurre" il debito pubblico "è il rilancio della crescita. La sola austerità è controproducente".

"Effetto 80 euro? Forse sui dati di giugno" - Quanto agli effetti del bonus da 80 euro del governo Renzi, "se si vedrà qualcosa si vedrà a giugno. Difficile dirlo ora", spiega il capoeconomista di Confindustria, Luca Paolazzi. E' una mossa, spiega, "che ha una alta probabilità di tradursi in maggiore spesa perché rivolta ad una fascia di reddito medio-basso", ma è anche una fascia di cittadini "che ha accumulato problemi, come bollette e affitti non pagati, quindi forse" gli 80 euro "andranno a saldare debiti, al risparmio".

Non si possono ancora stimare invece gli effetti del decreto Poletti sul mercato del lavoro: si tratta di un decreto che, secondo Confindustria, "aiuta a far ripartire i contratti a termine, quelli più facili da mettere in moto" in una una fase di uscita dalla crisi.

Italia sul filo del rasoio: o ripresa o stagnazione - "L'Italia cammina sul filo di un rasoio", avvertono gli economisti del Centro studi, che sulla situazione economica del Paese danno un giudizio "bilanciato": il Paese è oggi al bivio tra segnali di fiducia sulla ripresa e sull'aspettativa di riforme e il rischio di una riduzione del potenziale di sviluppo che "tende a tradursi in stagnazione".

L'Italia resta fragile - Al Centro studi sottolineano che "la salute dell'economia italiana rimane fragile. Ci sono miglioramenti", evidenti in alcune aree, "ma la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure. Anzi, sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business".

"Per la guarigione - riprendono - è necessario ripartire dagli investimenti, aumentando la redditività con nuovi meccanismi di determinazione della dinamica salariale, riducendo e semplificando la tassazione sul reddito di impresa, facilitando il fare impresa, sbloccando il credito e sfruttando appieno gli importanti fondi della precedente e attuale programmazione europea". Secondo Confindustria "misure opportune sono state varate e altre sono in corso di studio". Ora "il tempo è una variabile decisiva".

La situazione resta comunque molto delicata visto che, secondo i dati di Viale dell'Astronomia, "l'economia italiana va peggio di quelle dei Pigs. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna sono cresciuti molto più dell'Italia prima della crisi, sono arretrati meno durante la recessione e sono attesi in recupero più rapido nel 2014-2015".

"Come siamo caduti in basso" - Tre milioni di persone povere in più (+93,9%), 3,7 milioni in più cui manca lavoro (+122,3%). Confindustria traccia "come siamo caduti in basso" dai livelli pre-crisi: -9% Pil, -23,6% produzione industriale, -43,15% costruzioni, -8% consumi famiglie, -27,5% investimenti, -7,8% di occupazione e quasi 2 milioni (1,968) di unità di lavoro perse.

Squinzi: "L'Italia non è più sull'orlo del baratro" - "I numeri forse sono ancora difficili da accettare ma oggi le prospettive sono in miglioramento. L'Italia non è più sull'orlo del baratro", dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, commentando le stime del centro studi di via dell'Astronomia. E sottolinea anche: "Si è avviato un ciclo politico di riforme che sembra avere finalmente stabilità".