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No di Borsa italiana, salta la quotazione della Popolare di Vicenza

Con il fallimento dellʼIpo, il fondo Atlante arriverà a detenere il 99,33% dellʼistituto. Crollano i titoli bancari a Piazza Affari

Borsa italiana non approva la quotazione della Banca Popolare di Vicenza.

"Non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato - si legge in una nota di Borsa italiana stessa -. Pertanto il provvedimento di ammissione delle azioni della banca del 20 aprile 2016 è da considerarsi decaduto". La decisione ha causato un crollo dei titoli bancari a Piazza Affari.

A Piazza Affari crollano i bancari - Subito dopo lo stop all'Ipo della banca veneta, sono state sospese in asta di volatilità Mps, Unicredit e Bpm. Per tutta la giornata, maglia nera a Piazza Affari è stato il Banco Popolare, che ha concluso a -7,3%, seguito da Bpm (-6%), Mps (-5,5%), Carige (-5,3%), Ubi (-4,9%) e Unicredit (-3,6%). L'indice Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,97% (qui il listino completo).

Al fondo Atlante il 99,33% dell'istituto - Con il fallimento dell'Ipo della Popolare di Vicenza, il fondo Atlante arriverà a detenere il 99,33% dell'istituto di credito. In base, infatti, al comunicato diffuso dalla società lo scorso 30 aprile, era previsto che "qualora Borsa Italiana non avesse emesso il provvedimento di inizio negoziazioni le adesioni presentate nell'ambito dell'offerta sarebbero venute meno e il fondo Atlante avrebbe sottoscritto 15 miliardi di azioni al prezzo di offerta di 0,1 euro per azione, per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi (pari al 100% del controvalore dell'offerta globale).

Il perché del "no" di Borsa italiana - Nella nota diffusa da Borsa Italiana si sottolinea come l'ammissione alle negoziazioni fosse subordinata "alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari". Ma visti i risultati dell'offerta globale di sottoscrizione delle azioni ordinarie, si è deciso di non procedere. Il pubblico indistinto sarebbe infatti arrivato a detenere lo 0,36% del capitale sociale della società, il Fondo Atlante il 91,72% e 10 investitori istituzionali il 5,07%, di cui il 4,97% da un unico investitore, Mediobanca, indicato come non computabile ai fini del flottante.

Gli azionisti preesistenti avrebbero infine detenuto il 2,86% del capitale sociale, di cui il 2,19% riveniente dalla sottoscrizione dell'Offerta Globale e lo 0,67%  riferito alle azioni già anteriormente detenute. Pertanto secondo Borsa Italiana, "non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato e non dispone l'inizio delle negoziazioni".